Ci amammo, con dolcezza e passione, perdendoci l'uno nell'altra in un gioco senza fine.
Potevo sentire il mio corpo fremere sotto le sue mani, e al contatto delle sue labbra, e a mia volta baciai e accarezzai con naturalezza quel corpo che adoravo da sempre.
Non tolsi quasi mai gli occhi dai suoi, perché volevo assaporare ogni emozione che potevo leggervi, ogni sussulto, ogni stupore, avevo sempre amato terribilmente leggere la gioia nel suo sguardo, vedere la passione che lo consumava.
Se fossi stata lucida, fredda e calcolatrice forse avrei potuto spiarlo: analizzare ogni sua mossa, ogni sua espressione cercando Guisgard in lui.
Ma non lo feci, perché anche io ero immersa in quella gioia rara e preziosa, che credevo ormai fosse perduta per sempre.
Tuttavia non gli avevo mentito: certo, per me era difficile comprendere quello che provavo, e non sarei arrivata a tanto se non avessi visto Guisgard in lui, eppure non lo stavo usando come sapevo che lui temeva.
Era Icarius che stringevo tra le braccia, poteva sembrare folle e inspiegabile ma era riuscito a conquistarmi una volta ancora: come avevano fatto il ragazzino con cui passavo interi pomeriggi, e il capitano della Santa Caterina.
Erano la stessa persona, certo, eppure erano anche così diversi tra loro, ma nonostante questo li amavo, amavo insomma ogni parte del suo essere.
E quella consapevolezza rendeva ancora più speciale quel momento d'Amore.
Infine, mi rifugiai tra le sue braccia, restando stretta a lui con la testa posata delicatamente sulla sua spalla.
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