Clio aprì la porta e vide Icarius sorridendo.
“Sei bellissima.” Disse il presunto duca, guardandola in quel suo vestito blu, coperto appena dal mantello.
Offrì poi il braccio alla ragazza ed insieme raggiunsero l'ampia tenuta dei Taddei.
Camminarono per un po', fino a quando, accanto ad un piccolo e verdeggiante stagno, tra alcuni pini, lui indicò un irregolare pianoro.
Si tolse allora il mantello e lo stese a terra.
“Prego, milady...” con un inchino alla spadaccina “... così che il vostro strascico non rischi di sciuparsi...” per poi sorridere.
Fece segno alla ragazza di sedersi e così fece anche lui.
“Però per una merenda non abbiamo nulla...” fissandola “... forse avrei dovuto rubare qualcosa dalle cucine...” rise “... o magari potrei fischiare e vedere se qualche servitore arriva con un sontuoso vassoio.” Ironico. “Meglio di no, va...” scuotendo il capo “... magari ci vediamo arrivare Rodolfo...” con una smorfia.
Si guardò intorno.
“Quanti alberi...” mormorò “... nell'Orlando Fuorioso, Medoro incideva il suo nome e quello di Angelica proprio sulla corteccia di un albero... buffo, no? In quel poema ci sono i migliori cavalieri della Cristianità e dell'Islam e tutti innamorati persi di Angelica... eppure lei sceglie fra tutti Medoro, un umile fante...” tornando col suo sguardo in quello di Clio “... si narra che Medoro scrisse molte altre volte i loro nomi... non solo sugli alberi, ma anche nelle grotte... ovunque insomma avessero fatto l'Amore...” aggiunse il pastore.