"Ci risiamo!" pensai, alzando gli occhi al cielo.
Il prigioniero aveva diviso la stanza, con fare guascone e divertito.
"Ecco che anche lui mi crede pudica e spaventata dagli uomini..."
Oltrepassai la parte di stanza in cui lui si era andato a coricare.
"Messere" dissi "Se vogliamo continuare ad andare d'accordo, voi dovete sapere una cosa di me" lo fissai negli occhi, pacata ma decisa. "Ci sonno donne interessate agli uomini. Donne romantiche e sognatrici che non temono di manifestare i propri sentimenti. Poi ci sono donne che mettono una corazza, che si fingono forti e disinteressate all'amore, ma che in realtà si sciolgono per la persona amata. Poi ci sono io. Io, che per qualche strano scherzo della natura, sono del tutta avulsa da certe pulsioni e da certi sentimenti"
Feci una breve pausa, per scegliere bene le parole.
"Io non temo approcci da parte vostra e, il mio senso del pudore, si è perso quando ho iniziato ad accudire gli ammalati all'ospitale del convento e a studiare l'anatomia" lo squadrai, questa volta quasi con sufficienza "Mi duole dirvi, Messere, che voi non avete assolutamente niente di ciò che abbia già visto".
Senza attendere risposta, mi tornai nella mia parte di stanza, concludendo con:
"Odio dividere la stanza con chicchessia perché amo stare sola"
Mi gettai sul letto e mi addormentai pacificamente.
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Footfalls echo in the memory, down the passage we did not take, towards the door we never opened, into the rose garden.
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