Icarius sorrise a Clio e le accarezzò il volto.
“Quanto sei bella...” disse in un sussurro “... quel Guisgard era un pazzo e uno sciocco se ha perso così tanto tempo senza chiederti di essere solo sua... di essere sua moglie...” quella carezza fu dolce e lunga “... andiamo da quegli uomini... portami da loro, Clio...” la fissò negli occhi “... ma giurami che quando saremo da soli, che sia giorno o notte, che sia anche solo per un momento, tu mi chiamerai col mio nome... davanti agli altri non mi interessa, ma da soli dovrai chiamarmi Icarius...”
“Sei pazzo...” scuotendo il capo Giovanni.
“Tu resterai qui, amico mio.” Avvicinandosi al cieco il pastore. “Io verrò a trovarti. Ed abbi fiducia in me.” Rise. “Ricordi cosa diceva Aneas in quella mia novella, no? Capomazda è come un gregge e l'Arciduca è un pastore. Sono avvantaggiato dunque.” Fingendosi spensierato.
I due si abbracciarono forte.
“Abbiate cura di lui...” Giovanni a Clio.
“Dai, non è molto lusinghiero” sbottò Icarius “che tu ti raccomandi ad una donna per proteggermi! Sebbene in gamba come Clio!” Facendo l'occhiolino alla pirtessa. “Andiamo adesso, Clio.”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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