Velven sorrise a Gwen, le prese la mano e la condusse al primo piano della casa, per poi uscire fuori ad un piccolo balcone.
Non era infatti molto grande, ma da lì si poteva vedere oltre le altre abitazioni, fin quasi verso i monti che circondavano la brughiera.
“Io sono nato laggiù...” disse l'ufficiale, indicando le pendici azzurrognole di alcuni monti “... là, in quella vallata che si intravede... c'è un piccolo villaggio ed io provengo da là... d'Inverno è riparato dagli alti monti, così che i freddi venti del Nord non arrivino a lambirlo, mentre d'Estate la calura è mitigata dai folti pini che racchiudono le sponde di un vasto e limpido lago... le sere sono incantate, romantiche... con la Luna che si bagna nelle acque, lasciando una scia d'argento che chiede solo di essere seguita... chissà, forse conduce verso un mondo fiabesco... un mondo di sogni...” guardando la ragazza negli occhi “... lo stesso mondo che intravedo nei vostri occhi, Gwen...”
In quel momento una lieve e fredda brezza soffiò su Capomazda e istintivamente l'ufficiale strinse fra le braccia la ragazza di Avalon, come volerla proteggere dall'aria limpida e pungente che annunciava il chiaro e sognante crepuscolo.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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