Il rumore delle ruote della carrozza nei solchi del viale impedirono che le parole della ragazza di Miral arrivassero al cocchiere.
La vettura proseguì fino a raggiungere la grande villa.
In realtà quel luogo appariva del tutto straniato dal tumulto e dal clamore della società Capomazdese.
Poteva tranquillamente essere definito l'ideale per un misantropo o per un anacoreta, fatta eccezione per la monumentalità tutta aristocratica di quell'ambiente.
E quel posto pareva da sempre essere stato battuto dal vento.
Tutto infatti appariva come reso incantato da quel furente e furioso soffio che si accaniva sulla brughiera senza sosta.
La terra era secca, l'aria limpida e fredda, gli alberi con i rami protesi verso il cielo e le cime sferzate e piegate quasi come a mostrare un solenne e perenne inchino alla sovranità di quell'Eolo Capomazdese.
E la grande villa sembrava essere stata costruita apposta per resistere in quel ventoso, cupo e selvatico scenario.
La carrozza arrestò il suo incedere proprio davanti al solido e secolare portone, circondato da pietre larghe e sporgenti che donavano un'imponenza d'altri tempi a quell'ingresso.
Il cocchiere saltò giù ed aprì la porta della vettura per far uscire la ragazza di Miral.
E in quel momento una vecchia servitrice uscì dal portone, andando in contro ai nuovi venuti.
“Salute a voi...” disse con un tiepido sorriso “... madama Elsia immagino. Vi attendevamo.”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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