Icarius annuì a Clio e poi osservò la ragazza che svaniva nella penombra, salendo piano le scale.
La fissò a lungo, fino a quando non sparì come una visione, come un fantasma.
“Sarà dura addormentarmi stanotte...” disse piano il pastore, per poi sistemare a terra la coperta.
Si stese e cominciò a suonare lentamente la sua ocarina, mentre il fuoco consumava gli ultimi pezzi di legna sulla brace.
La ragazza, intanto, era tornata in quella stanza così densa e viva di ricordi.
Tutto sembrava parlarle di lui.
Di Guisgard.
Ad un tratto le parve anche di sentire il suo odore tra le coperte.
Fino a quando si addormentò.
Il mare era burrascoso ed il vento scuoteva le alte e nere nuvole del cielo, come a volerne far scricchiolare i Pilastri.
La Santa Caterina solcava le onde impetuose, ormai prossima ad alzarsi in volo.
“Stiamo andando diritti contro quegli scogli!” Gridò Miseria dal ponte di comando.
“Non temete!” Gli fece eco Irko il Rosso. “C'è Guisgard al timone!”
Clio corse allora da lui, ma si accorse che nessuno governava la nave.
La vedetta dall'albero maestro cominciò ad urlare qualcosa.
Erano apparse delle navi.
La Santa Caterina così si alzò e cominciò a volare.
Ma lo stesso, incredibilmente, fecero le navi appena apparse.
Anch'esse erano capaci di alzarsi in volo.
Clio prese così il cannocchiale e scrutò le loro bandiere.
E su di esse vide impresso il simbolo di Picche.
La ragazza si svegliò di colpo.
E forse non solo a causa dei quello strano sogno.
La carrozza su cui viaggiava infatti sussultava mentre attraversava quell'angusto sentiero immerso nella brughiera.
E guardando nei finestrini della vettura vide una grossa villa dove terminava il selvaggio sentiero.