La notte, la brughiera con i suoi fantasmi, i suoi pericoli, i suoi inganni pronti ad ingannarmi, a distrarmi, a perdermi.
Eppure io continuavo a camminare, guardandomi attorno in quel buio tetro e ostile.
Andiamo, Icarius.. Ti prego... Dove sei?
Dove sei?
Quella domanda mi rimbombava nella mente, ancora e ancora, come un mantra o una maledizione.
E poi la sentii, e mi fermai per un secondo con gli occhi chiusi ad ascoltarla: l'ocarina.
Quante volte mi aveva condotto da lui a partire da quel lontano pomeriggio d'estate.
Allora gli chiesi di piantarla, ma poi mi innamorai di quel suono melodioso, malinconico, romantico ed inquieto.
Perché sapevo che mi avrebbe condotto da lui, sempre.
Così, ancora una volta, seguii quel suono con una piccola speranza nel cuore, ma anche tanta paura. Paura per lui, che gli succedesse qualcosa.
Paura per me, che non mi volesse accanto.
Mi aveva mandato via dopotutto.
Comunque fosse, non potevo lasciarlo.
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