Clio ed Ammone seguirono il garzone a debita distanza, sempre attenti a non farsi vedere.
Il giovane raggiunse così un alto pino, sotto il quale proveniva il suono di quell'ocarina.
E all'ombra di quell'albero vi era qualcuno seduto a terra, con la schiena contro il tronco.
“Ehilà...” disse il garzone a quello “... ti sto chiamando da almeno un quarto di lega...”
L'altro però non smise subito di suonare.
Terminò la sua melodia, suonando con gli occhi chiusi e l'espressione come assorta da chissà quali sogni.
Poi, di colpo, smise di suonare.
“Cos'hai?” Chiese il garzone.
L'altro allora si alzò e restò a fissare il vuoto della campagna.
“Hai mai sognato qualcosa di così reale da sembrarti vera?” Voltandosi verso il garzone e mostrando finalmente il suo volto.
Era Guisgard.