...“Hai sentito?” Il primo all'altro. “Quel dannato furioso da ancora noie al signor Pirros...”
“Ma perchè diamine non lo fanno fuori?” Sbottò l'altro.
“Sei qui da mesi” replicò il primo “e ancora non hai capito che quello non è un prigioniero come gli altri.” Scosse il capo. “Io dico che è un uomo importante... si vede da come parla, da come si muove... e poi i suoi occhi... quegli occhi nascondono qualcosa... un segreto...”
Alle parole dei due carcerieri, provai un moto di soddisfazione: parlavano del prigioniero dalla maschera di ferro!
E la mia ipotesi, dunque, era giusta... Ma chi era quell'uomo tanto importante e tanto scomodo, da dover essere tenuto in vita a tutti i costi ma lontano dal mondo?
La mia innata curiosità, mi spingeva a volerne sapere di più. Il buon senso, però, mi diceva di lasciar perdere. Era tardi, ero stanca e quel posto era talmente angosciante che, una volta condotti fuori da lì, io e il curato Pipino tirammo un respiro di sollievo.
Sì, volevo tornare a casa, dalle monache e dai miei libri, archiviando per sempre la curiosità sul personaggio misterioso.
"Curato Pipino, incamminatevi, vi raggiungerò fra un attimo!" esclamai, battendomi una mano sulla fronte.
Nella fretta, uno degli annali era rimasto sul tavolo e dovevo assolutamente recuperarlo! La biblioteca e i libri in essa contenuti, erano mia responsabilità ed era mio dovere riportare indietro tutti i tomi.
Così, mio malgrado e controvoglia, tornai indietro.
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Footfalls echo in the memory, down the passage we did not take, towards the door we never opened, into the rose garden.
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