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Vecchio 19-02-2015, 00.34.01   #535
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Gwen lasciò la locanda e si avviò verso la città di Capomazda, percorrendo una lunga e solitaria strada nel bel mezzo di una campagna dai tratti primordiali ed abbondanti.
Ai lati di quella via c'erano olmi, faggi, pini ed aceri dignitosi come a nascondere un mondo ignoto e fiabesco, per cui l'Inverno appariva silente ed evocativo, tra caligine o venti asciutti, mentre l'Estate si mostrava dominata dal verdeggiare delle foglie e dal canto vivace degli uccelli.
Qua e là, man mano che la città si avvicinava, sperdute ed isolate abitazioni sembravano fiorire ai margini della selvaggia brughiera, con i loro roseti, i bassi muretti di cinta e i viottoli che si snodavano tra staccionate e siepi.
E così quella strada sembrava pulsare, nonostante le battaglie, la miseria, la paura e l'ignoto che tutto pareva avvolgere ed avvilire.
Poi, ad un tratto, la ragazza fu destata da un clamore improvviso, un caotico scalpore ed una chiassosa confusione.
Vide allora emergere dalla curva della strada un grosso carrozzone di legno e ferro battuto, rivestito di teloni e tappezzato di sgargianti, accesi e discutibili colori.
Avanzava scricchiolando lentamente, con pentole e tegami pendenti dal tetto che battevano e tintinnavano costantemente.
Anche i cavalli che trainavano quel carrozzone, con ampie coperte colorate e adornate di sonaglini sui loro dorsi, sembravano entrare a meraviglia in quello strano spettacolo.
A guidare quella buffa e grottesca vettura stava un uomo dalla lunga giubba, i pantaloni stretti, gli stivali bassi e consumati, con un grosso tricorno da ufficiale di Marina sul capo ed una larga fascia a celare parte del viso.
Ed appena si accorse di Gwen, che proveniva dall'altra parte della strada, arrestò all'istante l'incedere del carrozzone.
“Salute a voi, giovane e bella Aspasia.” Disse con un vistoso e teatrale inchino alla ragazza. “Di certo fuggite da qualche vetusta commedia di Plauto o magari fate il verso ad una delle cortigiane di Menandro. O magari, non ditemelo, voglio arrivarci da solo, siete in cerca della pentola d'oro di Pirgopolinice. Ho indovinato?” Rise. “Ma prima permettete di presentarmi a voi... siete d'avanti alla compagnia itinerante del celebre e famigerato Ozzillon, il re del teatro, della meraviglia e del fantastico!”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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