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Vecchio 18-02-2015, 02.22.30   #499
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
"Ah sì, ognuno ha il suo prezzo..." Annuii ad Azable, per poi alzarmi con gli altri quando ci congedò.
Sarebbe stata una sera complicata, avevo passato quell'ultimo anno sui campi di battaglia, ero abituata a ritmi molto peggiori.
"Nessun problema.." annuendo "Vado a vestirmi..".
Tornai così nella mia camera, lasciandomi cadere sul letto.
Non mi ero ancora fermata, quella missione mi aveva prosciugato.
Ma d'altronde, sapevo che non sarebbe stato facile tornare a Capomazda.
E la sua tomba mi aveva distrutto, ma mi aveva anche dato un briciolo di speranza.
E la mia casetta.. non ci ero nemmeno entrata.
Sorrisi, per poi chiudere gli occhi, lasciando che un ricordo dolcissimo mi scaldasse il cuore.

Uno splendido tramonto si poteva osservare dalla mia finestra: rosso, sfaccettato, intenso.
Lo osservavo come incantata, mentre ingannavo l’attesa con gli ultimi preparativi: non vedevo l’ora che arrivasse.
Doveva essere tutto pronto per allora, e non avevo molto tempo.
Ma con mia somma sorpresa sentii la porta aprirsi prima del tempo.
“Clio?” mi chiamò, dall’uscio.
“Ciao..” a voce alta “Sono in cucina, non posso muovermi…”, tornando a concentrarmi sul pentolone di rame davanti a me.
Poi sentii dei passi leggeri, e portai la testa all’indietro, sorridendo.
“Ciao..” sussurrai, con gli occhi che brillavano dalla gioia.
Lui non rispose, si limitò a sorridere e baciarmi intensamente, rischiando di distogliermi dal mio compito.
“Ciao..”mormorò con voce calda “Mi sei mancata..” sorrise poi, con gli occhi nei miei “Che stai facendo?” guardandosi attorno “C’è un profumino niente male..”.
“Davvero?” speranzosa “Sto facendo la polenta.. me la faceva sempre mia nonna… Visto che hai a disposizione i migliori cuochi del regno, volevo farti qualcosa che non mangi spesso… E con la meraviglia che si mangia qui, dubito che abbiate fatto arrivare un cuoco dalla mia terra…” sorrisi “Ma ti assicuro che merita…” senza smettere di mescolare “Però non devi distrarmi!” decisa “La vedi quella clessidra?” indicandola con lo sguardo “Mi indicherà quando potrò fermarmi..” portando ancora la testa all’indietro “Quindi fai il bravo, mi raccomando..” risi, facendogli l’occhiolino.
Un guizzo divertito attraversò i suoi occhi chiari.
“Ah, sì?” rise “Non devo disturbarti..” stringendomi ancora di più “E se invece lo facessi?” cercando nuovamente le mie labbra.
“Resterei impassibile…” risi, voltandomi verso il paiolo.
“Non ci credo..” divertito lui, mentre mi stringeva, mi accarezzava, mi baciava.
Socchiusi gli occhi, ma cercai di restare concentrata “Smettila..” mormorai, in maniera decisamente poco convincente.
Alla fine, restò in cucina con me finché la polenta non fu pronta, e mi aiutò persino a rovesciarla sull’enorme tagliere apposito.
“Lo porti tu in tavola, per favore?” sorridendo “Io prendo la carne… bada che questa stupenda selvaggina l’ho cacciata con le mie manine..”..
“Adesso sì che ti riconosco..” rise, per poi prendere il pesante tagliere e portarlo sul tavolo, accanto al quale un camino scoppiettante ci proteggeva dal rigore dell’inverno.
Con mia sorpresa, nell’arrivare nella sala da pranzo, vidi una bottiglia di vino sul tavolo.
“Hai portato il vino..” esclamai “Tu lo apri, io preparo i piatti..”.
Lui mi guardò e sorrise.
“Ehi..” avvicinandomi, per poi abbracciarlo cercando i suoi occhi, che brillavano di una luce strana “Va tutto bene? ”.
Lui scosse la testa, restando ancora in silenzio, eppure i suoi occhi non erano turbati, o inquieti.
“Sono solo felice…” sussurrò, per poi sorridere e chinarsi a baciarmi di nuovo, con impeto.
“La cena..” sussurrai, dopo lunghi istanti di passione.
Lui annuì “Hai ragione..”.
“Abbiamo fino a domattina…” sorrisi, piano, con gli occhi nei suoi “Vero?”.
Lui scosse la testa e io lo allontanai, incredula e delusa..
“Ma avevi promesso!” protestai.
Lui a quel punto sorrise.
“Beh, in realtà ho spostato a cena l’impegno che avevo a pranzo… quindi non abbiamo fino all’alba di domani, ma fino al tramonto..” Facendomi l’occhiolino.
Io mi illuminai, sorrisi, e lo abbracciai di slancio.
“Ma se ti crea noie posso andarmene domattina..” tenendomi stretta.
“Ci devi solo provare..” risi, alzando gli occhi su di lui, per poi baciarlo teneramente.
Poco dopo eravamo a tavola, a chiaccherare del più e del meno, assaggiando le prelibatezze che avevo cucinato.
Mi sembrava di non essere mai stata tanto felice, serena, in pace.
E ci fu un momento in cui i nostri sguardi si incontrarono, e restarono così, incatenati per lunghi istanti, mentre la mia mano cercava e trovava la sua.
Allora compresi, e mi chiesi se lui stesse pensando lo stesso.
In quella fredda sera, racchiusi nella nostra Casetta, mentre il fuoco scoppiettante del camino riscaldava l’aria, e il profumo della carne speziata si diffondeva tutt’intorno, non eravamo più l’Arciduca e la piratessa, con tutti gli ostacoli, le differenze sociali, gli impedimenti con cui dovevamo convivere, sembravamo due sposini intenti a condividere la più bella delle quotidianità.


Aprii gli occhi e sorrisi.
Mi ero riposata abbastanza, dovevo prepararmi per la difficile serata.
Così, mi alzai, decisamente più serena, e osservai attentamente i vestiti che avevo portato.
Erano abiti, per lo più, davano meno nell'occhio.
Ne scelsi uno verde e nero, con ricami in oro, raffinato ed elegante, me l'aveva confezionato uno dei sarti più rinomati di Miral, le maniche larghe, la scollatura quadrata bordata in oro, il corpetto ricamato in pizzo nero.
La gonna ampia e spessa nascondeva i calzoni che portavo, e anche i lunghi pugnali negli stivali.
Misi persino una collana d'oro con un ciondolo raffigurante uno scudo, e cinsi la cintura con una spada di quelle strane che aveva portato Azable.
Sistemai i capelli, ed ero pronta per uscire.
Ormai era l'imbrunire, e raggiunsi gli altri per andare avanti in quella recita.
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