“La Divinità dispone e l'uomo attua.”
(Antico Sermone Carolingio)
“Hai pochi istanti, cavaliere...” disse la Vammana ad Ardea, dopo aver recitato il suo arcano.
I suoi occhi allora cominciarono a diventare ardenti, il respiro grosso e strani gemiti uscivano dalla sua bocca, che ora mostrava aguzze e bestiali zanne bagnate da viscida bava.
Insomma, l'infernale bestia già assaporava le sue nuove prede.
Ardea tuttavia cercò di non farsi distrarre da tutto ciò, sebbene l'aspetto ripugnante e terribile della Vammana lo aveva impressionato non poco.
Il tempo era però tiranno ed il cavaliere stentava a mettere a posto le idee.
Trascorsero così quei brevi istanti, tempo volutamente insufficiente per ragionare sull'oscuro enigma, con quella mostruosa donna già in posizione eretta.
Ormai era pronta a balzare fuori dalla sua tana ed aggredire i due coraggiosi che avevano voluto sfidarla.
Ma proprio in quell'istante Biago, tenendo per le redini il superbo Arante, il destriero di Ardea, avanzò, non senza inquietudine, verso l'antro, fino a penetrarvi.
Spinse allora il cavallo proprio davanti alla bestiale Vammana, per poi uscire fuori dalla grotta con un balzo.
E la donna, nel vedere il lungo e sciolto crine di Arante, dimenticando quasi l'enigma, saltò in avanti e raggiunse il cavallo.
Le sue zampe anteriori allora mutarono in due braccia umane e la strega cominciò ad intrecciare la folta criniera del destriero.
Vedendo tutto ciò, Ardea ben comprese il piano del suo scudiero.
Si sedette allora su una bassa roccia e continuò a ragionare sull'enigma, meditando su ognuna delle parole proferite dalla Vammana.
Una, due, tre, infinite volte.
Fece ricorso alla sua arguzia, al suo sapere, al suo buonsenso per cercare di dare un senso a quell'arcano.
La Vammana, però, dopo un po', terminò di intrecciare il crine di Arante.
“Bella bestia davvero...” gracchiò, accarezzando il fiero sauro di Ardea “... quando vi avrò uccisi lo terrò con me...” rise in modo grottesco, per poi voltarsi verso il cavaliere.
“Tempo scaduto credo di poter dire...” fissando Ardea.
“Armi!” Alzandosi questi. “La soluzione all'arcano è armi!”
A quelle parole dell'eroe, la Vammana restò come pietrificata.
Comprese allora che l'espediente del cavallo era stata la trappola in cui i due l'aveva spinta.
Si sentì perduta e sul punto di diventare folle.
Emise allora un terrificante grido mai udito in Natura, che raggelò l'aria e arrivò ad echeggiare fin giù nella vallata.
Ardea, credendo che il mostro rinnegasse la sua parola, portò la mano sull'elsa di Parusia, pronto a respingere quel che riteneva ormai un imminente attacco.
Ma incredibilmente la Vammana, schiava della sua stessa condizione imposta sulla vallata, guardò fuori e raggiunse l'argine di un burrone, per poi lanciarsi nel vuoto e finendo spappolata su alcune aguzze rocce sottostanti.
Il suo mostruoso corpo prese allora fuoco ed in pochi istanti si incenerì, svanendo in una nuvola di fumo.
E nel fumo si vide per un momento un volto grottesco che emetteva il suo ultimo grido di vita, simile ad un disperato latrato.
Poco dopo un lieve e fresco vento si alzò, accarezzando dolcemente l'intera vallata e portandosi via la fitta umidità che fino a quel momento aveva invaso gran parte del suo territorio.
“E'...” mormorò Biago “... è finita...”
“Si...” annuì Ardea, per poi avvicinarsi ad Arante “... Maddola è libera...” accarezzando il suo destriero “... grazie, amico mio...” fissando Biago “... senza di te non ci sarei riuscito...”
I due amici si abbracciarono e ripresero il sentiero per tornare giù.
Raggiunsero poi il centro abitato di Maddola e furono ricevuti dallo stupore dei suoi abitanti, che però si erano accorti del cambiamento intorno a loro, quasi fosse un segno di liberazione.
“Ascoltatemi, gente di Maddola...” parlando loro Ardea “... siete liberi... Iddio Ha ascoltato i vostri lamenti, concedendovi la Sua Misericordia ed inviando l'autorità del duca, vostro signore, per liberarvi... grati di ciò chiederete ai vostri preti di benedire questa terra, per poi celebrare una solenne Messa in ricordo dei vostri peccati, affinchè mai più si ripetano... dopo ciò riprenderete a pagare il degno tributo a Sua Signoria il duca.”
A quelle parole ci fu il tripudio generale.
Quella gente chiese al cavaliere ed al suo scudiero di restare lì e festeggiare con tutti loro, ma Ardea rifiutò.
Aveva fretta di riprendere il cammino e raggiungere le ultime due contrade rimaste.