Lucas sorrise a quelle parole di Galgan.
I due lasciarono la chiesa, per avviarsi al luogo dove era atteso il cavaliere eremita.
Presero la viuzza che dava verso la campagna, per poi risalire verso Oriente, ritrovandosi lungo una strada che tagliava in due il paesaggio.
E proprio su un fianco verdeggiante del vasto pianoro davanti a loro, il cavaliere ed il suo scudiero notarono un campetto di piante intriso di cupo silenzio.
Gli alberi nella notte tutt'intorno apparivano insoliti e repellenti, dando una maschera di inquietudine e mistero a quell'ancestrale scenario.
Le contorte radici avevano smosso i blocchi pentelici di un'antica stradina lastricata che passava da lì, formando dossi e fossati innaturali, dando l'idea di un qualcosa di grottesco, come di un volto sofferente contratto dal dolore, al punto che molti di quelli che vivono non lontano da lì temono di attraversare quel punto di notte, specie se la Luna splende tra i contorti rami degli alberi.
Quei luoghi infatti, secondo molte antiche leggende, sono frequentati da fantasmi e streghe e i contadini credono che uno di quegli alberi sia legato in modo sinistro all'evocazione del demonio e degli spiriti.
“In questo posto” disse Lucas a Galgan “non ci vivrei neanche da spettro...” guardandosi intorno.
I due proseguirono, fino ad avvistare nelle tenebre una muta costruzione.
Era un antico palazzo immerso nell'oscurità.
Aveva il tetto piano e regolare, due piani ed un androne inferiore, la porta d'ingresso in stile Taddeide ed il rivestimento esterno secondo il gusto e la moda aristocratica del posto.
Era rivolta verso Occidente quella costruzione che inizialmente sembrava essere stata concepita come dimora nobiliare di campagna.
Davanti all'ingresso c'era una piccola lanterna che illuminava a stento un logoro frontone quadrangolare.
E su di esso erano incise queste parole:
“Casello Alto.”
Poi ad un tratto Lucas indicò qualcosa a Galgan.
Un'ombra che si muoveva silenziosa verso di loro.