Amore.
Questa parola aveva usato Altea e naturalmente non sfuggì all'attenzione del Priore Tommaso.
Il religioso comunque annuì e i due lasciarono la casa del pastore, per recarsi poi verso il Cimitero.
La campagna era più sinistra del solito, in parte perchè era ormai buio e in parte perchè l'atmosfera era particolarmente cupa e silenziosa.
E in effetti dopo il tramonto la brughiera non era uno scenario tranquillizzante, neanche per chi ignorava il terrore che si annidava in quelle terre.
Il religioso ed Altea attraversavano quei luoghi in un silenzio tetro ed opprimente.
Non c'era un solo animale selvatico nei paraggi, perchè quelle sono creature furbe e scappano quando c'è un qualche pericolo.
Le piante e gli alberi segnati dalle tenebre sembravano innaturalmente grossi e contorti, mentre il resto della vegetazione era fitta e aggrovigliata in modo anormale.
Addirittura dossi e fossati che sorgevano dalla terra ammutolita dai lamenti della notte facevano pensare a strane ed oscure presenze germogliate dal ventre maledetto del mondo.
La verità è che la paura si annidava nella brughiera da sempre ed era aumentata a dismisura da quando si era diffusa la leggenda della Gioia.
Infine i due raggiunsero l'antico Camposanto.
I cancelli di quel luogo di Eterno Riposo erano socchiusi ed un uomo se ne stava su quell'austera soglia, quasi come un novello Caronte posto tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
“Giungiamo appena in tempo...” disse il Priore al becchino.
“E' tardi, tornate domani.” Fece questi.
“Siate clemente, buon Cristiano.” Scendendo da cavallo il religioso. “Se siamo giunti in questa inclemente ora è solo perchè abbiamo fatto un voto. Le Sacre Ceneri sono imminenti e poi comincerà la Santa Quaresima. E prima di allora noi dobbiamo pregare su una tomba.”
“E' tardi.” Perentorio il becchino. “Tornate domani.”
“Questa dama” mormorò il Priore, indicando Altea “ha fatto voto e non può essere rotto. Lasciateci entrare e al nostro ritorno ella sarà generosa con voi.”
E davanti a quella promessa di ricompensa, il becchino fece cenno ai due di entrare.
“Ma fate in fretta...” fissandoli il beccamorto.
“Ma ditemi...” a lui il religioso “... dove è sepolto l'Arciduca? Parlo di lord Guisgard...”
“Anche questo è un voto fatto?” Con tono enigmatico il becchino.
“E' solo la curiosità di chi, come me, ha udito molto parlare della sua morte.”
“Per grandi che alcuni uomini amino definirsi in vita, alla fine dei conti sono mortali come tutti gli altri...” con tono austero il beccamorto “... a chi come me fa questo lavoro non è concesso chiamare una tomba per nome, né ripetere ciò che recita la sua lapide... la indicherò solo come la tomba solitaria posta nel più oscuro angolo di questo Cimitero...”
Ad un tratto, dal sotto il porticato che delimitava l'ingresso di quel Camposanto, una figura prese forma, avvicinandosi a loro.
“Di cosa hai paura?” Ridendo il secondo becchino, fissando il primo e poi il Priore ed Altea. “I morti ti spaventano? I Taddei ormai sono solo ombre, soffi senza più la loro potenza... davanti a madama Morte tutti gli uomini sono uguali... la tomba di cui domandate” guardando il Priore Tommaso “è quella maledetta e abbandonata di un'antica, nobile e folle famiglia, il cui ultimo rappresentante è stato chiuso nella cripta da alcuni mesi ormai...”