Clio, prudente come un animale che fiuta il cibo, eppure restio a scoprirsi per non mostrarsi ad eventuali predatori, si avvicinò a quella luce soffusa.
Infine giunse ad un irregolare pianoro erboso, dove una sagoma si ergeva quasi come fosse un limite, un confine da non valicare.
Ed avvicinandosi ancora, la ragazza svelò la natura di quella sagoma.
Era un rudimentale edificio in pietra, ammantato d'edera sui fianchi e nascosto da querce e pini che trovavano nutrimenti per le loro radici negli interstizi del terreno, oscillanti alla fredda aria della notte come le piume dell'elmo di un guerriero addormentato, quasi conferendo una velata nobiltà a quello scenario che incuteva una certa paura.
Il tronco di un giovane e robusto noce, spogliato dei rami, con un pezzo di legno legato di traverso, era piantato sulla porta dell'abitazione, come rudimentale simbolo della Santa Croce.
Poco distante, sulla destra, sgorgava dalle rocce un piccolo flusso d'acqua purissima che si raccoglieva in una vasca di legno piantata nel terreno.
Era chiaro che si trattava di una casa adibita a cappella e l'ingresso di questo edificio di culto era posto sotto un basso arco di pietra, decorato con numerosi bassorilievi, quali spesso appaiono nell'antica architettura Longobarda.
Poco dopo il cielo cominciò a schiarirsi, mostrando le fattezze di quel luogo.
Ormai albeggiava.