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Vecchio 10-02-2015, 01.38.59   #279
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Annuii ad Azable, era buffo che proprio io dovessi indagare le forze armate, che le avevo fuggite per lunghi anni.
Ma naturalmente lui non aveva idea di chi fossi, e sicuramente nemmeno le guardie. Quella non era la marina, dopotutto.
Così ci ritirammo nelle nostre camere, e io restai per un lungo istante a guardare la finestra.
In quel momento mi resi conto di non avere idea di dove fosse la Scafatella, era verso Saggesia, certo, ma chi si ricordava la strada per arrivarci?
Dovevo cercare di avere informazioni a riguardo il giorno seguente, senza farmi scoprire però. Magari potevo acquistare una mappa e studiarla.
Dopotutto, avevo imparato a conoscere quelle zone, tempo prima.
Fremevo, non riuscivo a star ferma.
Così, uscii nella notte, celata dallo scuro mantello.
Il cuore batteva sempre di più, ma sapevo che dovevo affrontare quel viaggio, ero arrivata fin lì dopotutto.
Presi il mio cavallo, e mi lasciai dietro la città, come se stessi tornano a casa di nascosto nella notte.
Non era poi così strano.
Quella strada sì che la conoscevo bene, tanto da percorrerla quasi distrattamente, veloce e silenziosa come un'ombra.
Il piccolo bosco, il sentiero, la radura.
Smontai da cavallo e lo legai in un luogo appartato.
Non avevo venduto quella casa, certo, tecnicamente mi apparteneva ancora, ma erano passati tre anni, la prudenza era d'obbligo.
Mi mancava il fiato, mentre credevo che i battiti accelerati del mio cuore risuonassero per tutta la piccola radura.
Avanti, Clio..
Presi un profondo respiro e mi avvicinai, in silenzio, mentre calde lacrime avevano iniziato a rigarmi le guance, perché ogni angolo nascondeva ricordi ed emozioni.
Il cancello cigolava già anni prima, così, scavalcai la staccionata in un punto nascosto.
Sembrava tutto come allora, pensai, con una fitta al cuore, aspettandomi di vederlo comparire da un momento all'altro, col suo sorriso guascone.
Mi guardai intorno, circospetta, cercando di capire se non ci fosse nessuno, se tutto fosse rimasto come l'avevo lasciato, così da poter entrare in casa, giusto per farmi ancora più male.
Avevo sempre tenuto la chiave della porta appesa al collo, insieme a quelle della mia casa di Miral.
Non saprei descrivere le mie sensazioni, probabilmente non le capivo nemmeno io.
Era come essere catapultata in un sogno, che di colpo di trasforma in incubo, e ti rendi conto che non ha alcun senso, eppure vai avanti.
Sperai vivamente che nessuno si fosse appropriato indebitamente della mia casa, e che potessi entrare, anche solo per un momento, per fingere con me stessa, per un solo, brevissimo istante, che in realtà era solo un brutto sogno, e che mi sarei svegliata.
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