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Vecchio 03-02-2015, 00.56.56   #126
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
A quei gesti e a quelle parole di Altea e di Elisabeth uno strano silenzio calò nella sala.
Dopo la morte di Guisgard, infatti, molti dei simpatizzanti e dei nostalgici dei Taddei avevano preferito lasciare il palazzo, o erano stati costretti a farlo.
Dunque ben pochi di quelli rimasti potevano definirsi filo Taddeidi.
Il mendicante però ringraziò le due belle dame che si erano esposte per lui.
Mangiò e ringraziò Dio per la loro generosità.
“E sia...” disse Cimmiero “... nessuno di noi intende offendere le due gentili dame accorse in caritatevole soccorso di questo straccione. Dunque egli resterà al nostro cospetto, a far compagnia ai servi ed ai cani, in attesa degli avanzi della nostra tavola.”
Guanto rise, subito seguito dai suoi tirapiedi.
“Hai sentito, no?” Gvineth al mendicante. “Raccontaci una delle tue storie adesso.”
“Si, magari sui Taddei!” Divertito Cimmiero. “Mi piacciono le storie di fantasmi! E questo sono oggi i Taddei! Dei fantasmi!”
E tutti risero.
Intanto, tornate ai loro posti, sia Altea che Elisabeth dovettero subire le critiche rispettivamente del nonno e del marito.
Mandus riprese a bassa voce voce sua nipote, per essere stata un po' troppo irriverente verso i nuovi signori del ducato e De Gur ammonì sua moglie, per essersi esposta ed essere stata poco cortese verso i due attuali dominatori di Capomazda.
Il mendicante, però, finito il suo pasto ed incoraggiato dalla generosità di Altea e di Elisdabeth, prese un flauto che aveva con sé e cominciò a suonare una malinconica melodia.
“Io so...” mormorò, tra una nota e l'altra “... so cosa accadde ai Taddei... li ho conosciuti ed ho servito per molto tempo in questo palazzo, quando a governarlo vi era il grande Taddeo Austero... ed ero con lui in molte sere, illuminate dall'incanto della Luna ed impreziosite dallo scintillio delle stelle... ed in quelle sere abbiamo camminato insieme, tra il cortile e la strada, fino a giungere ai limiti della campagna circostante... ed egli mi ha confessato, in una di quelle sere, i suoi timori... l'Austero non aveva paura di niente e di nessuno... eppure qualcosa lo turbava da tempo... qualcosa di oscuro, di enigmatico... ed egli temeva non solo per sé, ma per tutta la sua famiglia... ed infatti, come un sinistro presagio, una notte tutte le sue paure si sono confermate... una notte l'Austero ero uscito in cortile, restando a fissare le tenebre che avvolgevano la campagna... quella campagna che tanto aveva terrorizzato i suoi antenati... si... i Taddei, i guerrieri più forti del mondo, avevano paura... qualcosa in quella campagna li tormentava e spaventava... qualcosa che giungeva da lontano, forse dagli inferi... e in quella campagna, celato fra la notte ed i suoi fantasmi, quel qualcosa restava ad attenderli... ed in quella maledetta notte si è portato via l'Austero...” alzò gli occhi su tutti i presenti, per poi indugiare con lo sguardo su Cimmiero e su Gvineth “... la Gioia... è stata la Gioia dei Taddei...”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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