Vincere o perdere non era mai stato importante per me in quegli scontri.
Contava il combattimento, il furore, la fatica e il dolore.
Emozioni talmente forti da sovrastare tutto il resto.
Ma mentre si combatte, scatta qualcosa difficile da spiegare a parole, che non ci fa arrendere, non ci fa rendere conto dei tagli e della stanchezza, qualcosa che punta solo alla vittoria, alla vita.
Così, quando sentii la mia lama affondare nella carne, e il basco perdere l'equilibrio e una delle sue spade, mi parve come di risvegliarmi da un sogno.
Sentii la voce di Sarios che mi proclamava vincitrice e chinai il capo, inspirando profondamente.
Adoravo quella sensazione, il respiro che tornava normale, l'indubbia soddisfazione della vittoria.
Alzai la mano, come a salutare il pubblico, e poi rinfoderai la spada per tendere la mano al mio avversario.
"Messer Matros... è stato un onore combattere con voi.. spero mi permetterete di offrirvi da bere.." cordialmente, con un rispettoso cenno del capo.
Preferivo combattere con qualcuno che mi avrebbe messo a dura prova, e la cattiveria gratuita la lasciavo al campo di battaglia, o ai duelli per vendicare un'offesa, ma rispettavo profondamente i miei avversari in quella piccola arena.
Ormai non mi importava più che avrebbero servito vino scadente, una bel bicchiere ricolmo era più che allettante.
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