Discussione: Ardea de'Taddei
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Vecchio 02-02-2015, 01.39.49   #257
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Qualcuno ha detto che nessuno scrittore inventa ciò che scrive.
Che nessun uomo può raccontare e sognare più di quanto il suo cuore possa vivere.
Per questo molte storie nascono e crescono con noi, somigliando e ricalcando la nostra stessa vita, combattendo i nostri stessi nemici ed inseguendo i nostri stessi sogni.
Storie destinate a giungere insieme a noi alla fine del viaggio intrapreso.
E la storia di Ardea è la storia di tutti i Taddei.
Senza questo valoroso cavaliere non esisterebbe Capomazda e le sue leggende.
E forse senza di lui non ci sarebbe neanche una parte della nostra Camelot, con le sue avventure in quel mondo di sogni.
Per questo la redenzione di Ardea è la redenzione di tutti i suoi discendenti.



“La Petillo ci odia e farà delle carni d'eroi orribile pasto per cani ed uccelli.”

(Le Geometriche, Libro III, canto XXVIII)



Quell'urlo, disumano ed angosciante, penetrò ed echeggiò in tutta la vallata di Maddola, lasciando nei tre uomini un profondo senso di inquietudine ed una cupa disperazione.
“Ora” disse Ardea al vecchio monaco “voglio sapere chi può mai emettere un simile urlo, un così terribile verso animalesco!”
“Non un essere umano...” fissando il vuoto della stanza il monaco.
“Cosa dunque?” Gridò il Taddeide.
“E' lei...” mormorò il monaco con gli occhi spiritati “... è quella maledetta che reclama il suo sacrilego pasto di anime...”
“Cosa nascondete in questa valle, monaco?” Avvicinandosi Ardea al religioso e guardandolo negli occhi. “Dobbiamo saperlo.”
“Perchè?” Alzando lo sguardo su di lui il monaco. “Per fare cosa poi? Morire anche voi come tanti altri?”
“Ed altri ancora moriranno” replicò il cavaliere “se qualcuno non farà qualcosa.”
“Qualcuno?” Con un ghigno di folle disperazione il monaco. “Voi due forse?” Fissando Ardea e Biago che assisteva immobile a quella scena e ancora scosso per quel verso di morte.
“A Maddola” fece Ardea “è arrivata la Fede di Dio e si manifesterà attraverso la legge degli uomini.”
“Quale legge?” Urlò il monaco.
“Quella del Duca.” Sentenziò Ardea.
“Un anno fa” chinando il capo il monaco “giunse in questa valle una donna. Era giovane e bella. Anzi, molto più che bella. Aveva un fascino particolare... e tutti ne restarono abbagliati. Ciò non solo per il suo aspetto ed i suoi modi, ma anche per le sue conoscenze. Disse di essere un'allevatrice ed aiutò molte donne a partorire. Addirittura una notte arrivò a salvare la vita alla moglie del Borgomastro... il suo bambino, infatti, non si era girato nel ventre materno e rischiava di morire soffocato... quella donna però ci parlò di un modo per salvare la madre e suo figlio... con un'operazione aprì il ventre e tirò fuori il piccolo, per poi ricucire quel taglio... per noi fu un prodigio... in breve quella donna divenne la personalità più in vista di Maddola, acquistando sempre più autorità... iniziò così a parlarci di antichi culti, di una nuova fede, vecchia come il mondo e potente come l'animo indomito della Terra... e allora quei suoi insegnamenti cominciarono a penetrare come veleno fra la nostra gente... impose il culto pagano della Dea Madre, facendo sì, pian piano, che molti abbandonassero la Fede Cattolica... e quando questa contrada, da sempre devota alla Vergine Maria e protetta dall'Arcangelo Michele, perse il Dono della Fede, non fu poi difficile a quella malvagia donna imporvi il suo infernale potere... si mostrò così per ciò che era... un essere diabolico, dagli oscuri poteri e persino in grado di mutare se stessa in ogni forma di animale conosciuto... ha fatto di questa valle il suo covo, impedendo a chiunque di uscire o di entrare, imponendo come dazio la risoluzione di un impenetrabile arcano... quella donna, o meglio quel mostro, si fa chiamare Vammana ed è di fatto la padrona di Maddola...”
“Ecco perchè da qui non viene più pagato il tributo al duca.” Rivolgendosi Biago ad Ardea.
“Già...” annuì l'eroe Taddeide “... nessuno ha mai tentato di affrontarla?” Chiese poi al monaco.
“Molti in verità...” annuì il religioso “... sia semplici volontari partiti da Maddola, sia cavalieri giunti qui di passaggio... ma tutti loro sono stati sottoposti all'enigma della Vammana, fallendo poi miseramente... ed è terribile la fine che spetta a chi non riesce a risolvere l'arcano della bestia... essa ne abusa carnalmente, per poi sbranarlo...”
“E' inumano!” Esclamò Biago.
“Un essere simile” pensieroso Ardea “immagino non abbia fragilità o punti deboli...”
“No...” fece il monaco “... nessun punto debole, se non una singolare ossessione...”
“Ossia?” Incuriosito Ardea.
“Giungendo qui avete visto sulla mia porta quella treccia di crine di cavallo?”
“Si e ci ha sorpreso non poco.” Annuì il cavaliere.
“Ebbene” rivelò il monaco “ne troverete una su ogni porta di Maddola... la Vammana infatti sembra attratta dal crine di cavallo, arrivando persino a rubare le nostre bestie... la sua ossessione è quella poi di intrecciare il crine... di notte, quando lascia la sua tana in cerca di prede per il suo appetito innaturale, trovando il crine sulle porte è tentata di intrecciarlo... e così trascorre l'intera notte, per poi tornare nel suo covo all'alba...”
“Dove si trova la sua tana?” Domandò Ardea.
“Perchè?” Alzandosi il monaco.
“Dove?” Deciso il cavaliere.
“Sul monte detto dei Mulini...” rispose il religioso “... dove può dominare l'intera vallata...”
“Possiamo avere la Benedizione prima di andare?” Chiese Ardea.
“Se andrete morirete entrambi.” Disse il monaco.
“Moriremo tutti comunque, no?”
E dopo un attimo di esitazione, il monaco impose sui due la Solenne Benedizione dell'Altissimo:
“Possa Colui che benedì Davide nell'atto di sfidare Golia posare la Sua Suprema e Paterna Mano su di voi... nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo... Amen.”
“Amen.” Ripeterono Ardea e Biago inginocchiati.
Poco dopo lasciarono quel luogo per dirigersi verso il Monte dei Mulini.




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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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