Il Cristianesimo si diffuse nel regno di Afragolignone e poi via via in tutti i suoi ducati, primo fra tutti naturalmente Capomazda, tra la Tarda Antichità e l'Alto Medioevo.
Ma fu una conversione molto complessa, dovuta alla grande tradizione che animava la storia di queste terre ben prima dell'arrivo degli invasori germanici.
Il leggendario Orefone, capotribù divenuto poi re, che occupò i luoghi in cui oggi si estendono i ducati Afragolignonesi, si convertì al Cristianesimo e poi al Cattolicesimo, grazie alla mediazione di un'altra straordinaria figura di quel remoto e barbarico passato: il Vescovo goto Adamos.
Ma nella religiosità di questo reame prende forma un complicato fenomeno che porterà al cosiddetto Cristianesimo Afragolignonese.
Un Cristianesimo particolare, animato da quelle antiche tradizioni che la nuova Fede assimilò e rese dunque, in forma differente, praticamente perpetue.
Una religiosità non solo sorta in ambiti ecclesiastici ed accademici, ma anche tratta dal sostrato alla base della cultura Afragolignonese, tra classicità e Medioevo.
Un Cristianesimo quasi paganeggiante, con rituali, simboli e richiami ad un passato comunque sacro ed ora raccolto e reso totalmente Cristiano grazie a grandi pensatori, a uomini di Fede e persino ad artisti.
Esplorare e spiegare questo straordinario fenomeno alla base della Fede di Afragolignone è forse oggi impossibile.
Ma la sua natura, la sua essenza vive ancora oggi nelle immortali pagine di romanzi e poesie, di raffigurazioni pittoriche e nelle sculture che adornano le bellissime chiese disseminate nel reame e i favolosi castelli dei ducati.
Così, in queste opere, è possibile vedere eroi e cavalieri alla ricerca della Grazia Divina, in lotta con le loro debolezze e miserie che assumono le fattezze di demoni e spettri.
E poi straordinarie Reliquie ed Oggetti che dal magico finiscono inevitabilmente per adottare carattere Sacro, Mistico, Divino.
Ma forse l'immagine più affascinante è quella della personificazione che questa religiosità ci offre di aspetti talvolta ritenuti terreni, materiali, o comunque fin troppo umani e che invece nella Fede Afragolignonese si caricano di fattezze e sembianze totalmente Divine, quasi trovando posto nei Dogmi e nei Misteri della stessa Cristianità.
E così vediamo l'incarnazione di quelli che sono considerati a metà tra gli spiriti e gli Angeli, come madonna Amicizia, madama Fama e messer Amore, tanto per fare degli esempi.
Le terre, gli oggetti e persino i sentimenti assumono dunque forma e identità, per simboleggiare ciò che forse, posto a metà tra noi e l'Infinito, sarebbe troppo complicato da comprendere e rappresentare per gli uomini.
E questa religiosità in breve diviene forma stessa del mondo che racconta, quello Afragolignonese, che dal passato richiama e rivaluta i culti degli eroi, raccontando oggi le gesta dei Santi, degli Angeli, della Vergine Maria e di invincibili e Cattolicissimi cavalieri che solo attraverso la Fede e la Grazia riescono a compiere opere ritenute impossibili.
E tutto ciò si ripercuote non solo nella cultura, ma anche nella politica stessa del regno, con la sua caratteristica struttura di un grande stato di fatto vassallo della Chiesa di Roma (infatti, i re e i duchi governavano il regno e i ducati in nome della Chiesa, come avveniva per gli Stati Cristiani in Terrasanta dopo la Prima Crociata).
E un esempio di questa religiosità è senza dubbio la Cappella della Misericordia a Faycus (città che abbiamo visitato in uno dei nostri Gdr), nel nord dei confini di Capomazda, dove alcune corporazioni di artigiani e mercanti la realizzarono per poi donarla al Clero locale.
Nella Cappellina, al centro, domina la statua della Divina Misericordia, mentre sui lati sono raffigurate le leggendarie sette Questioni di Ardea de'Taddei.
E in ogni quadro il cavaliere, nell'atto di cimentarsi in quelle epiche imprese, è sempre seguito da una donna, simboleggiante la personificazione della Fede, che divide spesso la scena con la Vergine Maria e i Santi.
La tradizione vuole che nella cappella sia conservato un prezioso ed antichissimo manoscritto dove compare, in idioma arcaico di Faycus, l'intera epopea di Ardea.
Si narra che sotto una delle quattro colonne sia custodito il prezioso testo.
Su ogni colonna appare uno dei simboli delle quattro corporazioni che hanno commissionato la cappella:
La prima colonna reca incisa una penna.
La seconda un anello.
La terza un mattarello.
La quarta un Ventaglio.
Questi simboli sono tutti legati fra loro da un particolare.
Tutti tranne uno che risulta quindi intruso rispetto agli altri tre.
E proprio sotto la colonna col simbolo intruso si nasconde il prezioso testo dell'Ardea de' Taddei.
Voi, dame e cavalieri di Camelot, sapete risolvere l'arcano di oggi?