Guisgard guardò Clio, ascoltandola in silenzio.
“Se anche mettessi un'armatura attorno al cuore” disse poi piano “un uomo davvero innamorato troverebbe il modo di aprirla...” avvicinandosi ed accarezzandole piano i capelli “... si, Altea è nel mio letto... ma è per finta, ricordi? Una recita...” si avvicinò a lei ancora di più, cingendole con le mani i fianchi “... respinta? Quando ti avrei respinta?” Il suo viso era vicinissimo a quello di lei. “Voi disprezzarmi? Davvero?” Con la bocca quasi a sfiorare le sua. “Io invece... io invece ti adoro...” schiuse piano le labbra “... sei diventata... sei diventata una donna, sai?” Sussurrò. “Una bellissima donna, Clio...” con le sue mani che salivano e scendevano sulle braccia di lei, come carezze “... venire da te? C'è Cid... e non credo possa guardare... non credi?” Ridendo appena, per poi appoggiare le labbra su quelle di Clio e cominciare ad accarezzarle, a succhiarle, a baciarle.
E fu un bacio caldo, intenso, appassionato.
Mentre con le mani la teneva stretta a sé, contro il suo corpo.
Ma ad un tratto i due udirono qualcosa.
Un lamento.
Terribile ed avvilente, come sorto dalle pietre di quella torre.
Un lamento che sembrava provenire dai meandri dell'Inferno.
Un lamento che gelò il sangue di Guisgard e di Clio.
“Cos'è stato?” Guardandosi intorno il presunto Taddeide.
E in quel momento i due videro qualcosa.
Una donna, bruna e bellissima, che li osservava da una finestra.
Che li osservava con un sorriso enigmatico.