Clio raggiunse il balcone di Altea, ma tra le due sorsero delle incomprensioni.
Tuttavia nessuno badò a loro due, perchè l'arrivo improvviso della Santa Caterina aveva sconvolto quell'originale palcoscenico montato ad arte dal misterioso Maccus.
Il vascello volante però, come ben aveva dedotto Altea, non poteva atterrare su quel castello.
Per questo l'incredibile nave restò sospesa sopra il maniero, quasi come un nuovo uditorio per quella strana rappresentazione.
Allora dal ponte apparvero gli uomini di Guisgard e tra loro vi era il piccolo Cid.
Il ragazzino, come ordinatogli dal presunto duca, aveva con sé Mia Amata.
“Capitano...” disse riconoscendo la sagoma di Guisgard “... la spada!” Lanciandola verso di lui.
Mia Amata così si conficcò proprio davanti al presunto Taddeide, che subito la estrasse.
“Fantastica scena!” Esclamò uno degli uomini incaricati da Maccus di dipingere su delle teli quell'ultima scena.
Ovunque vi erano simili individui impegnati a mettere su tela, come illustrazioni di un romanzo reale, quell'imminente contesa.
“Morirete con la vostra spada in pugno.” Maccus a Guisgard.
“Forse non sarà così semplice per voi...” fendendo l'aria il presunto duca.
La contesa dunque iniziò.
I due duellavano senza tentennamenti, correndo e saltando su quell'irreale palcoscenico, tra le impalcature e i pannelli raffiguranti Capomazda.
Un duello senza esclusione di colpi, all'ultimo sangue.
Maccus arrivò a ferire Guisgard ad una spalla, senza però farlo indietreggiare.
E quando toccò a lui menare il suo fendente, il presunto impostore mirò al volto del teatrante.
Un taglio netto e Maccus emanò un grido disperato, portandosi le mani sul volto.
La spada di Guisgard aveva incredibilmente tagliato in due il viso del folle teatrante.
Ma a terra cadde una maschera divisa in due.
“Ora vedremo il vostro vero volto...” mormorò Guisgard.
Maccus allora saltò un'impalcatura, per poi voltarsi e mostrarsi.
Era sfigurato e deforme.
“Non dipingetemi!” Urlò ai suoi uomini. “Non il viso! Non il viso, cani!”
“E' finita, Maccus.” Guardandolo il presunto Taddeide. “E' finita la farsa...”
Maccus allora, come impazzito, si abbandonò ad una delirante risata.
“Povero sciocco...” fissando Guisgard “... io ho il potere di generare colpi di scena... in un finale inaspettato...”
E si lanciò nel vuoto, finendo senza vita nel bel mezzo di quel palcoscenico.