Quegli uomini condussero Galgan dal Maggiordomo del barone.
E mentre andavano via dalla locanda gli occhi del giullare erano fissi sul cavaliere.
Il gruppo tornò allora al castello e portò l'eremita in una delle torri.
Ovunque vi erano icone di Santi, della Vergine col Bambino e di Cristo.
Salirono poi delle scale, fino ad arrivare in cima al dongione.
E giunti davanti ad una porta di ferro uno di quegli uomini bussò.
“Entrate.” Disse qualcuno dall'interno.
Gli uomini entrarono e presentarono Galgan a colui che era nella stanza.
Si trattava di un uomo con indosso una lunga tunica e sul capo un cappuccio scuro.
La stanza era piccola e in sé non aveva nulla di particolare, se non la totale mancanza, a differenza del resto della torre, di immagini religiosi.
Smise di scrivere e si alzò, andando loro incontro.
Salutò con un cenno del capo il cavaliere e congedò gli uomini.
“Prego sedetevi, messere.” Il Maggiordomo a Galgan. “Ho udito molto parlare di voi. La stessa lady Dafae è entusiasta del vostro arrivo qui al castello. Cosa posso offrirvi? Magari del buon liquore alle erbe.” E riempì due bicchieri, porgendone uno al cavaliere. “Sapete...” mormorò “... mi vanto di essere uomo d'altri tempi e dunque, come tale, di saper riconoscere i miei simili. Per questo credo che voi, come me, siete uomo di principi oggi, ahimè, perduti e sconosciuti.”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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