La cena terminò senza che si parlasse ancora dello spettacolo che Maccus stava preparando.
Poi i cinque ospiti furono condotti nel corridoio dove si trovavano le loro stanze.
Ma prima che Guisgard entrasse nella sua camera, Altea gli si avvicinò.
“In effetti” disse sorridendo lui “non che tu ti sia stata molto cortese con me sul vascello... ma non importa... quel fiore era un dono sincero, perchè tu avevi recuperato Mia Amata a costo della vita...” la fissava “... ma ora non parliamone più. Quanto a questa storia, beh... in verità tutto qui mi sembra un po' troppo misterioso... soprattutto quel Maccus... vedremo cosa ci dirà domani, se Dio vorrà...” poi la donna accarezzò la mano del presunto duca “... eh, noto che ti piace turbare il tuo capitano...” prendendo la mano di lei “... ma se ora ti lasciassi dormire con me, cosa penserebbero domattina i servi di lady Cramelia? Dovrei nasconderti in un armadio.” Facendole l'occhiolino.
Ma ad un tratto si udirono dei passi in fondo al corridoio, che ormai era semibuio in gran parte.
“Saranno le guardie forse...” mormorò Guisgard.
Ma di nuovo quel rumore di passi.
“Chi è là?” Chiese il presunto traditore.
Ma nessuno rispose.
“Vieni...” stringendo la mano di Altea “... meglio entrare nella camera...”
Ed entrarono nella stanza destinata al capitano della Santa Caterina.
Guisgard chiuse bene la porta e restò ad ascoltare.
“Non sento più nulla...” voltandosi verso Altea.
Si avvicinò allora alla finestra e guardò attraverso le tende, per poi abbassare la lampada che i servitori avevano lasciato accesa.
Ma proprio in quel momento qualcuno bussò con vigore alla porta.
“Aprite!” Urlò qualcuno dall'esterno. “Aprite, so che siete qui!”
Altea riconobbe quella voce: era di Velv.
“Aprite, traditore!” Gridò ancora la voce da fuori. “So che siete qui, traditore! Insieme alla vostra sgualdrina!”
Poi dei rumori e la porta si aprì di colpo.
Sulla soglia apparve così, dopo aver sfondato la porta, una figura.
Aveva una spada e cominciò ad avvicinarsi ad Altea.
E quando raggiunse il chiarore della lampada allora la donna lo riconobbe.
Era proprio Velv.
“Donna indegna!” Con rabbia Velv, per poi afferrare il vestito di lei, strappandolo con un brusco gesto.
“Così rendi per quel che sei!” Fissandola Velv. “Una donnaccia!”
“Maledetto!” Ringhiò Guisgard, per poi mettersi davanti ad Altea, coprendola col suo corpo.
“Tu morirai insieme a lei!” Minacciò Velv, puntandogli contro la spada.
Il presunto impostore portò d'istinto la mano alla cintura, ma non trovò la sua arma.
Mia Amata era infatti rimasta sulla Santa Caterina.
“Continua a dipingere...” mormorò qualcuno dal balcone della camera, ben nascosto dalle tende “... è una scena mozzafiato!”
“Si, certo!” Annuì l'altro che era col primo che aveva parlato. “Vedrai che bel quadretto!”
“Muori, cane!” Lanciandosi Velv su Guisgard.
Questi però, con rapido gesto, afferrò la coperta sul letto e riuscì ad avvolgere il braccio armato di Velv, per poi disarmarlo.
E subito tra i due sorse una violenta colluttazione.
Tanto che le grida e i rumori furono uditi anche da Clio, che se ne stava inquieta nella sua camera.