“Cavaliere, chi conosce davvero ciò di cui parla?” Disse accennando una danza il giullare a Galgan. “Forse il folle che urla alla vita e sa ingannarla.”
“Basta con queste tue rime.” Tuonò il barone. “Piuttosto, conduci sir Galgan alla taverna.”
“So parlar solo rimando, mio signore.” Con un inchino il giullare al barone. “Le parole mi escono così, baciate, dal mio rozzo cuore.”
Poi annuì e insieme a Galgan lasciò il castello per raggiungere la taverna.
Era questa un luogo frequentato ed affollato da diversi ed improbabili personaggi.
Soldati di ventura senza soldi e senza onore, zingare leste di mano, mendicanti, rinnegati, reietti, prostitute e vagabondi.
Subito il giullare chiese un tavolo e con Galgan presero posto in mezzo a quella confusione.
Ad un tratto entrò qualcuno.
Era un giovane dallo sguardo cupo e l'espressione malinconica.
Prese la sua rotta e cominciò a suonare standosene in un angolo in disparte.
“Cavaliere, ecco colui che cercate.” Il giullare a Galgan, indicando il musico. “Quello che suona note tristi e disperate.”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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