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Vecchio 28-10-2014, 02.25.36   #2131
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
“Infatti.” Disse Anghela a Clio. “Dunque non pensare alle miniere e soprattutto dimentica quel musico e quel monaco.”
“Piuttosto” Laika alla piratessa “non credo che possa interessarti quella miniera. Io non ci sono mai stata e a sentire i racconti di quelle che l'hanno vista non credo si un bel posto.” Sorseggiando del vino. “Bene...” alzandosi “... ora andrò a farmi un bel bagno e poi passerò dalle bambine.” Guardò Clio. “Ti auguro una buonanotte. Domani, se vorrai, potrai visitare la città.” E si ritirò.
Anche Anghela si alzò e dopo aver lanciato uno sguardo enigmatico a Clio andò via.
Nella sala allora la vecchia ed alcune ancelle cominciarono a sparecchiare la tavola.
E quando per un momento restò sola con Clio, quella cominciò a fissarla.
“Ma cosa aspetti ad andartene?” Disse la vecchia alla piratessa. “Non capisci che questo luogo è solo illusione e solitudine? Va via, ora che sei ancora in tempo, sciocca ragazza.” Scosse il capo. “Non capisco cosa ti trattenga qui. E neanche cosa ti attiri di questo luogo.”



Nel frattempo, dall'altra parte di Auroria, nelle cupe e sinistre miniere del Moro, Guisgard e Pepe erano sempre prigionieri.
“Prendete pale e picconi e cominciate a darvi da fare come tutti noi, voi due.” Disse uno degli uomini ai due avventurieri.
“Da quanto siete prigionieri qui?” Chiese il finto monaco.
“Da tanto di quel tempo” rispose l'uomo “che ormai neanche lo ricordo più. E da qui non usciremo più. Nessuno di noi rivedrà la luce del Sole.”
“E vi conviene cominciare a scavare...” fece un altro di quelli “... così sarete certi di poter scavare anche un buco in cui sarete sotterrati. Come tutti noi.”
“Io non mi scaverò mai la fossa da solo, amico.” Fissandolo Guisgard.
“Ehi, capo!” Chiamò uno di quegli uomini. “Qui abbiamo due lavativi!”
Un attimo dopo un altro uomo li raggiunse.
“Cosa succede qui?” Domandò il nuovo arrivato.
“Io non sarò mai uno schiavo.” Disse Guisgard.
“Lo sei già.” Replicò il nuovo arrivato. “Lo siamo tutti qui.”
“Perchè ti ha chiamato capo?” Chiese il presunto Taddeide.
“Perchè mi preoccupo che qui non ci siano problemi.” Spiegò il nuovo arrivato. “E di certo non sarete voi due a portare noie qui.” Guardando il falso musico e l'improbabile monaco.
“Accettate di buon grado tutto questo?” Il presunto impostore a colui che chiamavano capo.
“Altro non possiamo fare.” Annuì questi.
“Hai un nome o dobbiamo chiamarti anche noi capo?” Sarcastico l'aspirante duca.
“Potete chiamarmi come vi pare.” Disse il nuovo arrivato a Guisgard. “L'importante che prendiate quel dannato piccone o quella maledetta pala. Comunque, se vi interessa, il mio nome è Acludio. E saprò trovare il modo per piegarvi. Ora siete avvertiti.” Aggiunse con tono deciso, senza distogliere mai lo sguardo fiero dai due avventurieri.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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