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Vecchio 24-10-2014, 01.52.24   #2115
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Anghela ascoltò Clio, per poi tornare a guardare la vecchia.
Anche la bambina che aveva parlato fissava immobile Clio, diritto negli occhi, come se volesse penetrare nel suo cuore e scoprire quali fossero i suoi veri pensieri.
“Come ti ha detto Laika” disse poi Anghela alla piratessa “tu qui sei libera. Dunque puoi uscire a visitare la città quando vuoi. Ma temo ora sia un po' tardi. Infatti tra breve sarà servita la cena.”
Infatti, qualche istante dopo, un'ancella arrivò ad avvertirle che la cena era pronta.
Così, precedute da Anghela, Clio, la vecchia e le bambine raggiunsero una vasta sala, tutta di marmo, dove era stata imbandita una sontuosa tavola.
Poco dopo arrivò anche Laika, bellissima, con indosso un abito di seta e fili d'oro.
E la cena cominciò.



Nel frattempo, in un luogo semibuio ed umido, Guisgard aveva ripreso conoscenza, ritrovandosi in una sorta di galleria di pietra, puntellata da travi e tronchi di legno.
Attorno a lui vi erano vari uomini, tutti sporchi e vestiti di stracci.
Ma in quel ambiente serpeggiava anche una viva inquietudine mista a paura.
Infatti la scossa che aveva fatto sussultare il Palazzo dell'Incertofato era stata avvertita anche in quel luogo.
E fra quegli uomini Guisgard riconobbe un volto amico.
“Finalmente hai ripreso conoscenza...” disse Pepe “... hai dormito per ben tre ore...”
“Ho un mal di testa...” toccandosi il capo Guisgard.
“Ci credo...” fece Pepe “... il colpo che ti ha tramortito era forte.”
“Ora rammento...” mormorò il presunto Taddeide “... quelle donne guerriere... come Amazzoni...”
“Amazzoni?” Ripetè Pepe. “Streghe vuoi dire!” Scuotendo il capo. “Dovevo travestirmi da Domenicano, altroché!” Esclamò. “Per metterle tutte al rogo!”
“Ma dove sono Clio ed Altea?” Chiese Guisgard.
“Non ne ho idea.” Rispose il finto monaco.
“E qui dove siamo?” Guardandosi intorno il presunto impostore.
“Non lo so...” mormorò Pepe “... ma qualunque cosa sia, questo luogo non mi sembra poi molto diverso da un fetida ed opprimente prigione...” sputò a terra “... mi chiedo come siamo riusciti a finire in questo guaio...”
“A me ora importa solo capire come poterne uscire...” Guisgard al suo amico, scrutando quegli uomini intorno a loro, che con picconi e pale scavavano nella dura roccia di cui era fatto quel luogo da incubo.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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