“L'Inferno...” disse Nettuno ad Elisabeth, per poi sorridere “...non pensavo una donna come te temesse l'Inferno. Naturalmente lascerò a mia moglie di potersi lavare e cambiare per prima.” Ironico. “E non temere, io resterò a fissare dalla finestra, così non cadrò nella tentazione di spiarti.” Facendole l'occhiolino. “Se vuoi, poi, posso anche parlare tutto il tempo, così dalla mia voce saprai sempre dove sono, senza doverti così voltare.” Si avvicinò alla finestra. “Non so perchè, ma credo di amare il mare da sempre...” fissando il porto che si poteva ammirare dalla stanza “... come un qualcosa che fa parte di te, anche se non sai spiegartelo... sai solo che è così, lo è sempre stato e nulla cambierà mai questa cosa... chissà, forse quegli uomini hanno ragione ed io sono quel De Gur di cui parlano... o forse sono soltanto uno dei tanti naufraghi che sognano il mare, tra i fluttui e le maree, l'orizzonte ed i venti impetuosi dell'esistenza umana...” per poi lasciarsi cadere, stancamente, su una sedia, in mezzo a numerosi oggetti e strumenti di navigazione.