“Si...” disse Guisgard, per poi guardarsi intorno “... questa boscaglia è fitta e disabitata da uomini pare... meglio riprendere il cammino...”
“Tra poco non riusciremo a vedere nulla...” fece Pepe “... neanche dove mettere i piedi...”
Il Taddeide allora strappò un lembo del suo mantello e lo avvolse attorno ad un ramo spezzato raccolto a terra.
Sfregò poi due pietre, fino a quando riuscì a far bruciare alcune foglie secche.
Alimentò quel piccolo fuoco e quando fu più consistente fece accendere la rudimentale torcia che aveva costruito.
“Ora il buio non sarà più un problema.” Indicando loro la strada da fare.
Così i quattro continuarono il loro cammino.
Ma ad un tratto scorsero qualcosa nel buio.
Si avvicinarono lentamente, cercando di non fare troppo rumore.
E con loro sorpresa si ritrovarono davanti ad un antico muro eretto nel bel mezzo della boscaglia.
Guisgard cercò allora di capire a cosa servisse, illuminandolo con la torcia e all'improvviso scoprì qualcosa.
Qualcosa che la luce aveva fatto apparire.
Una vecchia ma solida porta costruita tra le consumate murature di quella remota costruzione.
Una porta preceduta da pochi scalini e quasi coperta, come a volerla nascondere, da foglie e rami.
“Chi può pensare di costruire una porta nel bel mezzo di questo posto?” Incredulo Pepe.
“Magari qualcuno interessato a chiudere fuori il resto del mondo.” Rispose Guisgard.
“Chiuderlo fuori da dove?” Guardandolo Pepe.
“Da ciò che si trova dietro questa porta, immagino.” Mormorò il presunto impostore.
Ma proprio in quel momento la sua torcia svelò qualcosa.
Una lapide con parole impresse nella nuda pietra.
Parole che così recitavano:
“Ascoltate, viandanti e non troverete dolore.
E' noto che ad un uomo la donna è superiore.
Apprestatevi dunque a voltarvi e indietro tornare,
poiché il cammino avanti è periglioso, si, da evitare.
Se siete uomini ascoltate, perchè la vita vi è offerta.
Solo alla donna infatti questa porta verrà certo aperta.
Ma per aprirla occorre questo arcano sovente soddisfare,
con la sola arguzia di donna, come solo ella può e sa fare.”
Vi erano allora tre bassorilievi e ciascuno rappresentava una scena:
Il primo raffigurava Nestore che alzava la sua coppa colma di vino.
Il secondo Ulisse che con una corda chiedeva ai suoi compagni di legarlo.
Il terzo infine mostrava Paride con una freccia pronto ad uccidere Achille.
E la lapide così concludeva:
“Dei tre rilievi solo uno non è legato agli altri due. Riesci o sbaglia.
Dimmi quale e perchè e troverai la chiave per superare questa soglia.”