Guisgard sorrise a quelle parole di Clio.
Il suo dito smise di giocare fra le labbra di lei e scese poi piano sul suo mento, fino a sfiorare come una carezza la pelle del suo collo.
“Allora” disse fissandola “devo forse credere che accetterai di ubbidire ai miei ordini in modo così docile?” Rise appena. “Senza correre il rischio di vederti scoppiare a ridere, come quando Don Gualdo, il vecchio parroco, ti intimava di non fare più il maschiaccio?” Le fece l'occhiolino. “Tranquilla, riceverai ordini solo quando sarà strettamente necessario. Dopotutto io non ho l'indole del comandante a tutti i costi e tu di certo non sei così accomodante.” Alzò per un momento gli occhi verso il castello che dominava il borgo. “E so benissimo” tornando a fissarla “che sai badare a te stessa. Sei una formidabile spadaccina, se ben ricordo. E per questo, ufficialmente, sarai arruolata nell'equipaggio della Santa Caterina. Dopotutto” divertito “devo pur giustificare ai miei uomini il tuo arrivo a bordo. Non posso certo dir loro” avvicinandosi ai suoi capelli profumati e parlando piano al suo orecchio “che arruolo dopo aver ripescata, spogliata e rivestita il mio nuovo ufficiale in seconda.” E le soffiò piano nell'orecchio.
“Ma cosa diamine fai?” Voltandosi lei verso di lui.
“Nulla...” fece lui.
“Ero voltata a fissare il tramonto e mi hai...” alzandosi di scatto “... mi hai soffiato in un orecchio... perchè?”
“Forse volevo vedere se dormivi.” Sorridendo lui.
“Il fatto che mi sia stesa sull'erba accanto a te” sbottò lei, vivamente infastidita “non vuol certo dire che hai licenza di fare il romantico, sai!”
“Romantico?” Ripetè lui, per poi voltarsi a fissare il cielo con le braccia incrociate dietro la testa. “Se voglio fare il romantico con una ragazza trovo di meglio che soffiarle in un orecchio.”
“Ecco, bravo!” Esclamò lei. “Cercati una ragazza romantica!”
“Dove vai?” Fissandola lui.
“Ad allenarmi!” Seccata lei. “E' ora!”
Ma nell'andare via si sentì afferrare per una mano.
Allora lo guardò negli occhi.
Ma quegli occhi erano diversi da un momento fa.
“Mi...” fece lei “... mi fai male... lasciami...”
Lui non rispose nulla.
“Lasciami, per favore...” cercando di tirar via la mano lei.
Gli occhi di lui erano in quelli di lei.
“Hai paura, vero?” Mormorò lui.
“Io...” scuotendo il capo lei “... io non ho paura...”
“Si, invece.” Annuì lui.
“Smettila, Icarus...”
“Perchè?”
“Non mi diverti...”
“Non voglio divertirti.”
“Lasciami, per favore...”
“Stasera no...” disse lui.
Lei non rispose.
Trascorsero così lunghi momenti di silenzio, con gli occhi di lui, enigmatici e profondi, su quelli di lei.
Poi, ad un tratto, lui allentò la presa e lei riuscì a tirar via la mano.
Restò a fissarlo per un istante indefinito e poi corse via, lasciandolo da solo a fissare quel malinconico tramonto.
“Va a parlare ai tuoi uomini.” Guisgard a Clio, mentre quel lontano ricordo scivolava via nella sua mente. “Se accetteranno la mia proposta li lasceremo a sorvegliare l'isolotto. Poi ripartiremo. La Santa Caterina scalpita.” Per poi voltarsi a fissare il tramonto sul mare.