“I fantasmi non esistono.” Disse Nettuno ad Elisabeth. “Andiamo a dare un'occhiata sottocoperta...” scesero così da una piccola scaletta sul ponte, ritrovandosi in un corridoio semibuio.
La nave oscillava e scricchiolava lievemente, mentre scorreva leggera sulle onde del mare.
Di tanto in tanto si udivano dei piccoli echi metallici provenienti forse dalla stiva.
Nettuno chiamò ancora e più volte, ma neanche adesso ottenne risposta.
Fece allora cenno ad Elisabeth di seguirlo.
Si avvicinarono alla prima porta del corridoio e trovandola aperta vi entrarono.
Una sinistra penombra dominava quell'ambiente.
Poi, grazie ad un lieve riflesso, Nettuno riconobbe una lampada posta su uno sgabello.
La prese, per poi accenderla.
Si illuminò così quella stanza.
Era colma di vari mobili, alcuni in cattivo stato, poi quadri antichi alle pareti, qualche banderuola sul pavimento e poche sedie sparse in modo disordinato.
E su una di queste sedie vi era un registro.
Sopra c'era scritto “Diario del capitano”.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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