Cittadino di Camelot
Registrazione: 30-08-2014
Residenza: Da una terra Italica densa di boschi e vaste piane bagnate dal mare
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Due cavalieri.
In verità, li sentii arrivare prima di vederli, percepii la loro presenza prima che giungessero, che apparissero, come gli angeli di Abramo, a guisa di immagini evocate dalla stessa Natura onnipresente, laggiù nel sentierino che sbucava dal cuore stesso dei boschi.
Lasciai le mie letture, chiudendo il tomo con un sospiro.
A volte, le percezioni di ciò che sta per avvenire sono possibili anche a noi, creature dalle umane fragilità; si dice che ciò avvenga quando siamo in punto di morte, oppure se siamo stati toccati dalla Divinità, che ci ha elargito questo fardello in veste di dono, per farci capire quanto siano appese ad un esile filo le nostre esistenze; tuttavia, esiste un'altra possibilità, un'altra combinazione di fatti e avvenimenti che ci consente di percepire quanto sta per accadere, ed è quando il Destino bussa alla nostra porta.
Forse, fu proprio per quello che abbandonai le mie letture e andai a sedermi, in silenziosa attesa, nel giardino della chiesa, ed invero il mio istinto non fu nel torto, perché il Destino giunse, mandando i suoi araldi, due cavalieri.
Li vidi, e silenziosamente annuii, ringraziando Dio per la sua misericordia.
Con la mente tornai ad anni prima, prima che il saio sostituisse le candide vesti e prima che la spada si facesse croce, e ricordai.......Il Cavaliere del Cervo e quello dell'Aquila, avevano forse lasciato il Reame dei Sogni per apparirmi, come corporee apparizioni del Segno tanto atteso?
Oppure, più semplicemente, due viandanti dalle semplici, umane vesti, giungevano in quel ricovero tra i boschi in cerca di ospitalità, portando con loro il fardello di una particolare coincidenza?
Talvolta, il Destino ama giocare, ma Dio no.
Dio ha sempre un disegno, per ognuno di noi, non importa quanto a noi imperscrutabile; e fu con quello spirito che mi alzai dallo sgabello di pietra ed andai incontro ai due viaggiatori, deciso a dare loro degna accoglienza; purtroppo, quando parlai, la voce mi uscì oltremodo arrochita, in quegli anni le occasioni di parlare erano state alquanto sporadiche, pochi pellegrini di passaggio, e nel resto del tempo mi ero votato al più assoluto silenzio, eccezion fatta per le mie sussurrate preghiere.
Sperai che il mio messaggio giungesse ai viandanti, a dispetto del suono cupo della mia voce:
-Salute a voi, cavalieri, e su di voi la benedizione del Dio dei pellegrini-
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".....la purezza non si ottiene senza sforzo."
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure
"Il cavaliere è l'uomo che percorre il tremendo cammino del sacrificio, per un bene superiore."
Plinio Correa de Oliviera
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