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Vecchio 31-08-2014, 16.42.42   #1307
Clio
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Clio sarà presto famosoClio sarà presto famoso
Quella musica.
Così triste eppure così melodiosa.
Così intensa e carica di ricordi sopiti del mio passato.
Un passato che credevo ormai perduto per sempre.
Eppure ancora capace di farmi vibrare l’anima.

Mi aggrappai forte al parapetto della mia finestra, lasciando che il vento della sera si portasse via le mie lacrime.
Il medico era appena andato via.
Il mio maestro stava sempre peggio, ma almeno quella notte avrebbe riposato.
Era uno strazio vederlo così, ma dovevo essere forte per lui, l’ultima cosa che voleva era essere compatito.
Non riuscivo a stare ferma.
Presi il mantello ed uscii nella notte, illuminata da una pallida luna crescente.
Dapprima camminai senza meta, invisibile come un’ombra.
Poi la sentii.
L’ocarina, lenta, melodiosa, malinconica.
La seguii, quasi senza accorgermene, finché non fui vicinissima a quel suono.
Proveniva da un punto ai margini del bosco, da cui si vedeva il panorama circostante.
Mi avvicinai di soppiatto, non volevo spaventarlo.
Ma il suono si bloccò di colpo.
“Chi è là?” tuonò.
Non ebbi scelta, e sbucai fuori dai cespugli.
“Scusa, non volevo spaventarti..” con aria colpevole.
“Ci vuole ben altro per spaventarmi, ragazzina..” strizzandomi l’occhio “Non è un po’ troppo tardi per girare da sola? Che ci fai qui, Clio?”.
“Ho avuto una brutta giornata..” alzai le spalle “Avevo bisogno di fare due passi..” sorrisi “Poi ho sentito questa lagna, e sono venuta a dirti di piantarla..” con finta sufficienza.
Lui mi guardò torvo “Gentile da parte tua..” rise, e io con lui.
Riusciva sempre a farmi tornare il sorriso.
“Tu come mai sei così malinconico?” con aria divertita “Stavi aspettando una bella dama e ti ha piantato in asso, eh?”.
Lui si limitò a lanciarmi un’occhiataccia “Non sono malinconico..” affermò, guardando lontano.
“E allora cos’era quella lagna?” indicando l’ocarina “Se stavi facendo le prove per una serenata, dai retta a me, hai sbagliato strada..”.
Lui alzò gli occhi al cielo “Ti ha mai detto nessuno che sei insopportabile?”.
“Fammi un po’ pensare…” fingendomi davvero pensierosa “Dici a parte te? No, nessuno..” con un gran sorriso.
Lui restò serio solo per un altro momento, e poi sorrise, facendomi segno di sedermi accanto a lui.
Io mi sdraiai con le braccia incrociate dietro la testa, e lo sguardo perso nell’immensità del cielo.
Restammo così, in silenzio a guardare le stelle per un bel po’.
“Suona qualcosa..” dissi poi, di punto in bianco.
“Così puoi criticarmi?” voltandomi verso di me.
“Oh, andiamo.. non sono così terribile.. suona qualcosa di bello, su, un po’ più allegro magari.. anzi, fammi sentire il tuo pezzo forte..” voltandomi verso di lui, appoggiata ad una spalla.
“Il mio pezzo forte?” con aria interrogativa lui.
“Sì, quello che suoneresti sotto il balcone della bella dama di turno, prima che lei sciolga il suoi capelli…” giocando con una ciocca di capelli con fare teatrale.
Lui prima mi guardò male, poi scoppiò a ridere.
“Fai poco la spiritosa.. potrei sempre venire sotto la tua finestra..”. E fece l’occhiolino.
Io alzai gli occhi al cielo.
“Che assurdità, non verresti mai sotto la mia finestra…” scherzai “Andiamo.. suona, ti prego.. prometto di fare la brava..” dolcemente.
Lui mi guardò poco convinto, ma poi prese l’ocarina e iniziò a suonare.
Una musica dolce e avvolgente, ma allo stesso tempo intensa e coinvolgente, che sembrava conoscere tutti i miei segreti.
Restai a guardarlo, girata su un fianco, mentre suonava con lo sguardo perso tra le stelle, lasciando che la musica mi avvolgesse e portasse via tutti i miei pensieri.
Per la prima volta desiderai essere diversa, avere capelli perfetti e curati, modi gentili e aggraziati, portamento leggiadro, un bel vestito di velluto.
Allora provai a sognare che lui stesse davvero suonando per me, soltanto per me.
Ma poi lui mi guardò e sorrise, e non esistette nient’altro.


Ero immobile, persa in quel dolce ricordo lontano.
Solo allora mi accorsi della figura austera e immobile, intenta a suonare l’ocarina.
Sapevo di dovermene andare, mi sembrava di spiare, ma ero come rapita da quella musica, e quasi senza accorgermene, continuai ad avvicinarmi.
Finché non si udì un rumore sordo oltre alla musica.
Avevo urtato qualcosa col piede, ed era rotolato poco più in là.
“Maledizione..” imprecai, tra i denti, maledicendo il mio essere così maldestra.
Mi immobilizzai, sperando che la musica avesse sovrastato il rumore, così potevo andarmene senza essere vista.
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