Il viaggio verso il palazzo fu alquanto silenzioso.
Tommaso continuava a fissare fuori dal finestrino, come se qualcosa lo inquietasse oltremodo.
Non era la scena dell'omicidio di quel bambino che lo affliggeva, bensì l'immagine di sé che le sue due cugine avevano visto.
Egli infatti non solo non era intervenuto, né aveva rivolto dure parole a quell'uomo sul vascello, ma aveva finito anche col conversarci, quasi fossero due che discutevano del più e del meno, nonostante a pochi passi da loro una madre disperata stringeva tra le braccia il cadavere del proprio bambino.
Tommaso infatti apparteneva a quel genere di individui che non badavano tanto al senso delle cose, ma solo a come invece esse apparivano agli altri.
Ed ora il pensiero che ad Altea o a Costanza lui potesse apparire come un vigliacco lo tormentava in maniera insopportabile.
“Suvvia, cugino...” disse Costanza rompendo quel silenzio tra loro “... non crucciarti più del dovuto.”
“Ti sembro crucciato?” Chiese lui.
“No, ma amareggiato si.” Fece lei. “Ed immagino anche il perchè... avresti voluto reagire e dare a quel tipo odioso una bella lezione... ma non hai voluto a causa nostra... non volevi infatti metterti in una situazione complicata e rischiare che accadesse qualcosa a me e ad Altea.”
“Lo pensi davvero?” Fissandola Tommaso.
“Certo.” Annuì Costanza. “Ma sei troppo modesto per ammetterlo. Ma già so che alla prossima occasione, quando incontrerai quell'individuo e sarete solo voi due, saprai dargli ciò che merita.”
Tommaso rise.
“Ah, cara cugina...” prendendo la sua mano “... se quell'uomo avesse solo tentato di alzare un dito su di te o su Altea, lo avrei gettato dall'alto del bastione.”
“Immagino.” Sorridendo lei.
Giunsero così al palazzo e furono accolti da Rufus.
Scesero, entrarono nella ricca dimora ed ognuno dei tre si ritirò nella propria stanza.
Qui Altea si addormentò sotto il pallore lunare.
E sognò.
Sognò mille volte quella scena.
Il colpo di quel fucile ed il bambino che cadeva morto.
Poi il pianto disperato della madre.
E in quel sogno la madre chiamava senza sosta il duca, per avere giustizia.
Ma la sua supplica restava inascoltata, in un porto ormai deserto.
Questo sognò Altea, fino a quando si svegliò di colpo nel cuore della notte, trovando solo la Luna, avvolta nel suo silenzioso e incantato pallore.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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