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Vecchio 06-08-2014, 18.12.50   #914
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Quella scena disumana, quell'assassinio si era consumato sotto gli occhi di tutti.
Un silenzio irreale era calato sul molo, rotto solo dalle grida disperate di quella donna che stringeva a sé, in un lago di sangue, il corpicino ormai senza vita di suo figlio, mentre sul ponte del vascello quegli uomini si congratulavano con colui che aveva messo a segno quel colpo mortale.
“Hihihihi... eh, mi sento sollevato...” disse ai suoi uomini “... avevo preso questo Swit e Perston” indicando il fucile che aveva in mano “solo un mese fa e non ero ancora riuscito a provarlo... hihihihi... per Diana se è preciso!”
“Siete voi ad avere una mira perfetta, signore.” Annuendo uno dei suoi uomini.
“E non era affatto semplice.” Aggiunse un altro di quelli. “Il vascello sussulta a causa delle onde e questo rende più complicata la cosa.”
“Verissimo.” Sentenziò un terzo individuo.
“Hihihihi... dite bene, signori...” fu la risposta, preceduta da quell'insopportabile risata, che quell'uomo diede a quelli che erano con lui sul ponte.
Anche Altea, Tommaso e Costanza avevano assistito, inorriditi, a quel brutale omicidio.
Tommaso fissava quegli uomini ed il loro inumano compiacimento senza tuttavia trovare il coraggio di dire o fare nulla.
Aveva la sua pistola sotto la giacca dell'uniforme, ma si guardò bene dal mostrarla o anche solo di rivelarne la presenza, per evitare ogni tipo di questione con quegli uomini.
Il giovane allora si voltò e aiutò le sue due cugine a salire sul calesse.
“Ehi, voi...” lo chiamò all'improvviso dalla nave l'uomo che aveva sparato al bambino.
“Parlate a me, signore?” Voltandosi Tommaso.
“Certo.” Annuì quello. “Siete un ufficiale o sbaglio?”
“Si, signore.”
“Allora potete avere la compiacenza di indicarci il luogo in cui possiamo incontrare l'ammiraglio Oxuid?” Chiese l'uomo che continuava a tenere in mano il suo fucile.
“Certo...” annuì Tommaso “... si trova nella fortezza, lassù... è la sede dell'Ammiragliato.” Additando lo spuntone roccioso su cui sorgeva il bastione.
“Grazie mille.” Sorridendo l'uomo col fucile. “Ah, a proposito... visto siete un militare e dunque, immagino, un esperto d'armi... cosa ve ne pare del mio fucile? Non credete sia un gioiello di precisione?”
Tommaso lo guardò restando per un attimo perplesso.
Gettò un rapido sguardo sulle sue due cugine, per poi tornare a fissare l'uomo sul vascello di Picche.
“Dunque?” Fece questi.
“E' un'arma molto precisa...” mormorò Tommaso.
“Hihihihi...” con quella grottesca risatina l'uomo “... me ne compiaccio... ci tenevo al giudizio di un ufficiale... e ditemi... voi preferite usare il fucile o la pistola?”
“Io...” imbarazzato Tommaso “... io, la pistola, signore...”
“Davvero?”
“Si, la preferisco...”
“Hihihihi... pregate allora di non incontrare mai un vostro avversario con in braccio un fucile... hihihihihi... ma ho idea che voi siate più tipo da duelli... hihihihihi... immagino per qualche bella dama già ammogliata... hihihihihihi...”
Anche i suoi intorno a lui risero.
E pure sul volto di Tommaso apparve, sebbene per un momento, un leggero sorriso di compiacimento per quel vago complimento, sebbene nessun gentiluomo lo avrebbe definito come tale.
“Comunque grazie.” Con un ghigno l'uomo a Tommaso.
Il giovane allora mostrò un leggero quanto impacciato inchino col capo e poi salì anch'egli sul calesse insieme alle sue due cugine.
E lasciarono il molo per tornare al loro palazzo.
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