Il duca prese il bicchiere dalle mani di Altea e cominciò a sorseggiare il dolce nettare.
“Milord...” disse Ferracavallo “... perdonate l'ardire... ma...”
“Ah, tacete!” Lo zittì Dominus. “Parlate solo se conoscete il pegno che quella donna reclama!” Scosse il capo. “Avete udito le parole di lady Altea? Un Fiore rarissimo, del quale si ignora anche il luogo in cui possa essere sbocciato...” rise per la rabbia “... una favola, un mito insomma!” Lanciando il bicchiere contro la parete. “Io reclamo la sua mano e lei mi chiede una fiaba!”
In quel momento arrivò Izzar.
“Cosa inquieta il mio signore?” Con un inchino il Ciambellano.
“Izzar...” fissandolo Dominus “... voi conoscete il Fiore Azzurro?”
“Ne ho sentito parlare...” rispose Izzar.
“Davvero?”
“Dai cantori...” fece il Ciambellano “... o avrò forse letto qualcosa in un libro di miti e leggende.”
Dominus mostrò disappunto.
“Perchè vi interessate a questo curioso argomento, milord?”
“La regina di Gioia Antiqua...” spiegò il duca “... alla mi proposta di nozze, sapete cosa ha chiesto come pegno? Proprio quel Fiore! Il Fiore Azzurro!”
Izzar mostrò un lieve sorriso.
“Benissimo!” Con stizza Dominus. “Ciò vi strappa un sorriso! Ma vi comprendo! Io stesso riderei adesso, se non fossi la vittima di questa farsa! I popoli primitivi sono soliti credere in questo genere di superstizioni... e quella regina, rintanata nella sua città ai limiti di queste terre, crede che anche noi, uomini civili, possiamo confidare in simili assurde credenze!”
“Milord...” disse Izzar “... io non definirei quella città così primitiva o incivile... dai racconti che mercanti, pellegrini e avventurieri fanno di quel luogo, di certo deve trattarsi di una terra non solo ricca d'oro, ma anche di cultura... e credo che i nostri tre inviati possano ben testimoniare le meraviglie di Gioia Antiqua.”
“E credono in simili miti?” Lasciandosi cadere su una poltrona il duca.
“Non credo, milord...”
“Cosa intendete dire?”
“Semplicemente che con ogni probabilità” rispose il Ciambellano “anche la regina di Gioia Antiqua da lo stesso valore che diamo noi a simili leggende.”
“Non vi seguo...” confuso Dominus.
“Milord, quasi sicuramente, a mio giudizio, ella si è presa gioco dei vostri messi e dunque dell'intero nostro ducato.” A lui Izzar.
“Possibile?” Incredulo il duca.
“Magari” con pacatezza il Ciambellano “ella, non avendo alcuna intenzione di accettare la vostra proposta, ha pensato bene di fare ai vostri inviati questa illogica richiesta. Come dire, non so... ti darò il mio cavallo qualora tu mi porterai la Luna. Ecco, credo l'esempio sia calzante.”
“Come può pensare di prendersi gioco di me!” Tuonò il duca. “Quella misera donna forse ignora quanto potente sia il nome di Dominus de'Tadei? Non sa che potrei decidere di invadere la sua città domani stesso? Abbatterne le mura, uccidere tutti i maschi adulti e vendere poi le donne e i bambini in schiavitù? Non teme quanto può essere distruttiva per lei la mia ira?”
“Milord...” entrando un servitore.
“Cosa c'è ora?” Con rabbia il duca.
“Perdonate, milord...” con un inchino il servitore “... l'ammiraglio Oxuid è qui e chiede di essere ricevuto. Dice di dover riferire cose assai urgenti a Sua Signoria.”
“Fallo passare...” con un cenno della mano Dominus.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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