18 OTTOBRE 1009: LA DISTRUZIONE DEL SANTO SEPOLCRO.
Il 18 ottobre dell'Anno del Signore 1009 avvenne un fatto doloroso per la cristianità: la distruzione del Santo Sepolcro ad opera del sultano fatimide al-Hakim.
A stabilire la data esatta dell’avvenimento è stato l’archeologo francescano Eugenio Alliata, sulla base delle indicazioni del siriano Yahia ibn Said (sec. XI) che ci ha tramandato la cronaca di quegli avvenimenti: ” (Il sultano) al-Hakim scrisse in Siria a Baruch che si trovava a Ramlech perchè demolisse la chiesa della Resurrezione di modo che di essa non restasse segno alcuno(…) e la distrussero completamente, lasciando solo qualcosa la cui distruzione era molto difficile.
Distrussero anche il Calvario, la chiesa del santo Costantino e tutto quello che si trovava nei loro confini e tentarono di eliminare i sacri resti. Il figlio di Abu Dhaher si dette molto da fare per distruggere il Sepolcro proprio nei suoi resti, e realmente ne scavò e sradicò la maggior parte. C’era nei pressi un monastero femminile noto col nome di Deir es-Siri e anch’esso fu dustrutto.
Questa distruzione cominciò il martedì, il quinto giorno prima della fine del mese di Saffar nell’anno 400 dell’Egira”. Fin qui la cronaca dello storico siriano. L’anno dell’egira 400 inizia il 25 agosto 1009 ed essendo Saffar il secondo mese dell’anno lunare islamico bisogna aggiungere 54 giorni per arrivare a martedì 18 ottobre 1009, secondo il calendario gregoriano ( giorno evidentemente ricostruito essendo una data anteriore all’istituzione del medesimo).
Fu una distruzione radicale voluta dal sultano al-Hakim bi-amri-Ilah (985-1021) che impose una svolta nella politica dei fatimidi, dinastia appartenente alla corrente ismailita degli sciiti, che fino ad allora si era mostrata tollerante sia nei confronti della minoranza sunnita sia delle altre minoranze religiose. A subirne le conseguenze furono soprattutto ebrei e cristiani.
Nell’arco di 10 anni vennero confiscate le proprietà ecclesiastiche, abbattute le croci e distrutte 30.000 chiese. Un fatto che cambiò in maniera radicale l’aspetto dei luoghi cristiani a Gerusalemme perchè, anche se ricostruita, la basilica del Santo Sepolcro non ritrovò più l’antico splendore. In particolare andò perduto per sempre il Martyrium, cioè la grande chiesa in cui si faceva memoria della passione di Gesù.
Eusebio di Cesarea, che era presente all’inaugurazione della basilica avvenuta il 14 settembre 335, nella sua Vita di Costantino, racconta che l’elemento principale era “un emisfero collocato sulla parte più alta della basilica, cui facevano corona dodici colonne pari al numero degli Apostoli del Salvatore e ornate in cima con enormi crateri d’argento che l’imperatore (Costantino) aveva offerto personalmente quale bellissimo dono votivo al suo Dio”.
La basilica di Costantino era stata costruita sopra il tempio pagano, Elia Capitolina, che per 200 anni aveva occultato, sempre secondo Eusebio, la “grotta mistica dell’ultima battaglia ( contro la morte), esaltando così la vittoria del Salvatore”. Appena cinquant’anni dopo, intorno al 385, abbiamo testimonianza della chiesa costantiniana descritta nel Diario di viaggio di Egeria, una pellegrina proveniente dalle zone costiere dell’Atlantico che compì un lungo viaggio visitando scrupolosamente tutti i luoghi ricordati nell’Antico e nel Nuovo Testamento. La stessa che ritroviamo rappresentata nella mappa di Gerusalemme del VI secolo, un mosaico pavimentale di Madaba in Giordania e descritta successivamente nelle esperienze di viaggio del monaco Arculfo riportate nel De locis sanctis (Sui luoghi santi) dal monaco irlandese Adamnano.
Arculfo, verso il 690, trascorse nove mesi a Gerusalemme dove ha potuto visitare non solo il ” Sepolcro di Nostro Signore e la Chiesa del Santo Sepolcro” ma anche molte reliquie come la Sacra Sindone e l’albero di fico sul quale si sarebbe impiccato Giuda Iscariota.
Dunque, la distruzione del Santo Sepolcro fu il culmine della jihad, la guerra santa che, a partire dal VII secolo, aveva conquistato e islamizzato ciò che allora era più della metà della cristianità senza che vi fosse stata alcuna risposta da parte del mondo cristiano. La conquista di Gerusalemmme avvenuta nel 638, aveva rappresentato solo l’inizio di secoli di aggressioni musulmane contro i cristiani in Terra Santa, vittime di una crescente spirale di persecuzioni. E’ solo nel 1095 che Urbano II bandì la Prima Crociata durante il Consiglio di Clermont facendo appello ad un’azione difensiva, perchè senza un intervento difensivo, i turchi “continueranno ad avanzare opprimendo il popolo di Dio“, infatti “come a molti di voi è già stato detto, i Turchi, gente che viene dalla Persia e che ormai ha moltiplicato le guerre occupando le terre cristiane sino ai confini della Romania (l’impero bizantino) uccidendo molti e rendendoli schiavi, rovinando le chiese, devastando il regno di Dio, sono giunti fino al Mediterraneo cioè al Braccio di San Giorgio (il Bosforo)”.
La crociata non fu aggressione e non fu guerra santa, fu legittima difesa. Ciò che importava era riaprire ai cristiani la via del pellegrinaggio verso il Santo Sepolcro. Certo le Crociate furono guerre. Sarebbe un errore pensarle solo pietà e buone intenzioni. Come in ogni guerra, la violenza era brutale, anche se non brutale come nelle guerre d’oggi. Ci furono sventure, errori e crimini, ma non è corretto dire, come sostengono le “Garzantine”, la piccola Enciclopedia Universale, lo strumento di prima informazione più diffuso in Italia e altri testi di storia che “quelle spedizioni ebbero alla base ragioni sociali, economiche e politiche”. Come non vera è l’affermazione che la violenza presente affonda le sue radici negli attacchi brutali e immotivati delle Crociate contro il mondo musulmano tollerante e raffinato. Le Crociate hanno rappresentato solamente una risposta diretta alle aggressioni e un tentativo di arginare e controbattere la conquista di terre cristiane.
L’Islam nacque in guerra e crebbe nello stesso modo. Con formidabile energia i guerrieri dell’Islam attaccarono i cristiani subito dopo la morte di Maometto. In breve tempo, Palestina, Siria ed Egitto, un tempo le aree più fervidamente cristiane del mondo, soccombettero. Nell’ottavo secolo anche tutto il nord cristiano dell’Africa e la Spagna furono conquistati. Nell’undicesimo secolo fu la volta dell’Asia Minore (la Turchia), cristiana fin dal tempo di San Paolo. Tutte terre dove il cristianesimo si era diffuso non con la violenza ma con il richiamo della “Buona Novella”, furono conquistate e sottomesse.
All’inizio dell’XI secolo, dopo la distruzione del Santo Sepolcro e di quasi tutti i segni della presenza cristiana, anche l’imperatore di Costantinopoli, il cui impero si era ormai ridotto alla Grecia attuale, cominciò ad inviare lettere ai cristiani dell’Europa occidentale chiedendo aiuto. Così nacquero le Crociate. Come ha scritto Thomas F. Madden, professore associato della cattedra di Storia della Saint Louis University: ” Non è stato il progetto di un papa ambizioso o i sogni di cavalieri rapaci, ma una risposta a più di quattro secoli di conquiste, con le quali i musulmani avevano già fatti propri i due terzi del vecchio mondo cristiano. A quel punto, il Cristianesimo come fede e cultura doveva o difendersi o lasciarsi soggiogare dall’Islam. Le Crociate non furono altro che questa difesa”.
Concludo ancora con le parole di Madden: ” E’ abbastanza facile oggi aggrottare le ciglia. La religione in fondo è nulla se si basa sulla guerra. Eppure dovremmo pensare che l’uomo medievale sarebbe stato disgustato a sua volta dalle nostre guerre, molto più distruttive, combattute in nome di ideologie politiche. Dovremmo ancora pensare che sia il soldato medievale sia quello moderno combattono per il propiro mondo e per ciò che lo costituisce (…) Che noi ammiriamo i crociati o no, è un fatto che il mondo così come noi lo conosciamo oggi non esisterebbe senza i loro sforzi. La fede antica del Cristianesimo, col suo rispetto per le donne ed il suo rifiuto della schiavitù, non solo sopravvisse, ma fiorì. Senza le Crociate, si sarebbe estinta come lo zoroastrismo, un altro rivale dell’Islam”.
Una ricorrenza che media e giornali, tranne un’eccezione, hanno stranamente (stranamente?) passato sotto silenzio.
Taliesin, il Bardo