L'epica, come si sa, rappresenta l'identità del popolo e della cultura che la genera, dove tra le gesta narrate prendono forma i valori e i principi tipici che faranno poi il futuro stato.
Così, l'epica di ogni tempo ha forgiato grandi eroi che come campioni hanno guidato la nascita e l'affermazione culturale di un intero popolo.
Basti ricordare le epopee eroiche dei popoli meopotamici e poi egizi, i grandi eroi della mitologia classica, poi quelli delle saghe germaniche, il ciclo Carolingio e quello Arturiano.
Per questo in ogni cultura l'epica rappresenta la più alta forma di letteratura, che sia stata orale o scritta.
E nella cultura Capomazdese, fra gli innumerevoli eroi che la animano, nessuno può superare quello che è considerato il Primo e più grande cavaliere di tutti i tempi, con buona pace dei vari Paladini di Francia e di tutti i Cavalieri della Tavola Rotonda, Lancillotto compreso.
Guisgard rappresenta l'eroe per antonomasia, il più alto ed assoluto modello di cavalleria.
Nella pressoché sterminata produzione letteraria che lo riguarda, gli aspetti più caratteristici e significativi della cultura Capomazdese (come il cosiddetto “Capomazdacentrismo”, ossia la concezione che i nemici di Capomazda sono i nemici del mondo intero) si sposano perfettamente con le vicende che richiamano questo invincibile cavaliere.
Praticamente quasi tutta la filologia Capomazdese è incentrata intorno alla sua leggendaria figura, al punto che tentare di catalogare in ordine cronologico gli episodi della sua epopea narrativa risulta assai disagevole.
Per questo ancora oggi gli studiosi si rifanno alla catalogazione operata dalla celebre scuola dei Filologi Caseriani, che distingue tre grandi cicli di leggende Giusgardee:
1) Le avventure dell'infanzia e dell'adolescenza.
2) Il ciclo di Sygma (che include la saga della Gioia dei Taddei, il Fiore Azzurro e la Cerca del Santo Graal).
3) Le imprese indipendenti dai due filoni sopra elencati.
E proprio tratto dal primo ciclo è il celebre “Enigma dei quattro cavalieri, delle quattro dame e dei quattro scrigni”.
L'Arciduca Taddeo si svegliò di soprassalto in seguito ad un agitato sogno.
Egli aveva infatti sognato di portare l'assedio a ciascuna città di Sygma, non riuscendo però a prenderne nessuna, in quanto le loro mura crescevano all'avvicinarsi dei cavalieri Capomazdesi.
Fino a quando all'improvviso un fanciullo bruno e dagli occhi chiari, sbucato dalla tenda del duca, cominciava a suonare la sua ocarina sotto quelle imprendibili mura, facendo si che le porte della città arroccate si aprissero magicamente dall'interno.
Turbato da questo misterioso sogno, l'Arciduca decise di recarsi dalla Dama del Lagno e chiederne l'interpretazione.
“Iddio” disse la fata “Ha mostrato a Sua Signoria ciò che sta per compiere... un vostro discendente riconquisterà la perduta terra di Sygma.”
“Io non ho figli” rispose l'Arciduca “ma solo nipoti e fra essi non ho ancora scelto chi adottare come successore.”
“Il Cielo Ha scelto per voi.” Sentenziò la fata. “Fra loro vi è il vostro erede.”
“Come lo riconoscerò?” Chiese Taddeo.
“L'avete visto in sogno.” Rispose la fata.
Il giorno seguente, così, l'Arciduca inviò il suo Gastaldo, ser Corbon, nel piccolo paese di Casalov, chiedendo alla loro zia Atalasunta di raggrupparli tutti nella sua casa.
La donna, venuta a sapere delle intenzioni dell'Arciduca ed avendo nel cuore il proposito di favorire alcuni dei suoi nipoti, lesse nell'olio e nell'acqua chi fosse il prescelto e saputo del giovane Guisgard lo inviò fuori nei campi.
Giunto Corbon, accompagnato dal Vescovo Izzaldo, chiese di vedere tutti i nipoti del suo signore.
Fra essi però nessuno somigliava alla descrizione fattagli dall'Arciduca ed il Gastaldo domandò dunque alla donna se vi fosse qualche altro nipote.
“Vi è un altro” spiegò Atalasunta “ma non vale gli altri.”
“Questo lo deciderà Sua Signoria.” Sentenziò Gorbon. “Portatelo qui.”
La donna allora mandò a chiamare l'ultimo dei suoi nipoti, ma chiese una concessione al Gastaldo.
“Chiedo però, amandoli tutti allo stesso modo, che la scelta sia equa e fatta dopo aver accertato il giusto valore di ognuno di loro.” Falsamente Atalasunta.
“Sua Signoria non ha mai sbagliato.” Annuendo il Gastaldo. “Avrete una giusta scelta come chiedete.”
Arrivò così anche l'ultimo dei nipoti e nel vederlo subito Corbon ed il Vescovo compresero che fosse lui il prescelto.
Guisgard infatti era l'unico ad avere gli occhi chiari fra tutti i suoi cugini.
Il Gastaldo allora, sottopose tutti i nipoti del suo signore ad un quesito.
Vi erano quattro cavalieri, ciascuno innamorato di una dama.
E per dimostrare il proprio Amore alla sua donna, ogni cavaliere decise di donare all'amata qualcosa.
Vi era un mercante che possedeva quattro scrigni.
Nel primo vi erano quattro monete di ferro.
Nel secondo vi erano due monete d'oro.
Nel terzo tre monete d'argento.
Nel quarto cinque monete di piombo.
Naturalmente ogni cavaliere chiese lo scrigno più prezioso e per evitare uno scontro tra i quattro, il mercante propose di assegnare il diritto di scelta in base alla soluzione di un arcano.
“Questi scrigni” spiegò il mercante ai cavalieri “sono tutti legati fra loro da un particolare. Tutti tranne uno che è così l'intruso. Cosa lega i tre scrigni e quale dunque fra essi è di conseguenza l'intruso?”
Ovviamente fra tutti i nipoti solo Guisgard risolse l'enigma, legittimando così la scelta del Gastaldo e del Vescovo.
E voi, dame e cavalieri di Camelot, sapete dare la giusta risposta a questo arcano?