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Vecchio 30-05-2014, 18.50.45   #2178
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
La donna prese un barattolo di vetro con dentro dell'alcool e cominciò ad intingerci dentro il fazzoletto intrecciato.
“Forse vi farò un po' male...” disse poi a Guisgard “... in tal caso ditemelo e mi fermerò...”
“I cavalieri non si lamentano!” Fece il bambino. “Le donnicciole si lamentano! Vero, cavaliere?” Fissando Guisgard.
“Se brucerà” rispose questi “temo mi lamenterò anche io...”
“Non ci credo!”
“Albio, vuoi smetterla.” Riprendendolo sua madre. “Su, sta buono o non riuscirò a medicare i suoi lividi. E bada che se non farai il bravo ti rimanderò a letto.”
“Avete combattuto contro un drago, cavaliere?” Il bambino a Guisgard.
“No, contro un gigante...” sorridendo il cavaliere “... ora va meglio, grazie...” rivolgendosi poi alla donna “... vi sono grato, signora...”
“Di nulla, messere.” Sorridendo la donna. “Posso prepararvi qualcosa? Un pasto caldo?”
“Vi ringrazio, ma vi siete già incomodata abbastanza.” Scuotendo la testa il cavaliere.
Si alzò e accarezzò il capo del bambino.
“Quando partiremo, Guisgard?” Chiese Astus.
“Subito.” Fissandolo lui. “Inizia a sellare i cavalli.”
“Andate via cosi, messeri?” Chiese loro Mime. “E la bestia?”
“Ci sono tanti cavalieri qui” mormorò Guisgard “e poi i mercenari... non hanno bisogno di noi per ucciderla e risolvere il mistero...”
Il bambino e sua madre li fissavano.
“Vieni a darmi una mano con i cavalli?” Astus a Guisgard.
“Lo farà Mime...” disse il cavaliere “... io devo tornare alla locanda...”
“Alla locanda?” Ripetendo Astus. “Ma sei impazzito? Ti uccideranno!”
“Forse si...” ridendo appena Guisgard, per poi portarsi la mano sui lividi che ancora gli dolevano “... aspettami qui... al mio ritorno partiremo...”
“Stai facendo una sciocchezza e lo sai!”Guardandolo Astus.
Guisgard si limitò a sorridergli e poi lasciò la casa di quella donna, dove Mime li aveva portati per farlo medicare.
“Aspetta, vengo con te!” Correndogli dietro Astus.
“Cambierebbe qualcosa?” Voltandosi il cavaliere. “Se volessero uccidermi lo farebbero anche in tua presenza. E con ogni probabilità ucciderebbero anche te. Prepara i cavalli e aspettami qui.” E andò via.
Poco dopo ritornò alla locanda, dove pareva regnare un profondo silenzio, vista l'ora.
Mancava poco all'alba infatti
Guisgard allora aprì la porta ed entrò.
Trovò nella sala Borel e Porturos.
E nel vederlo i due restarono profondamente sorpresi.
“Hai un bel coraggio a farti vedere ancora qui.” Alzandosi dalla sedia Porturos.
“Fa un favore a te stesso e vattene.” Fissandolo Borel.
“Voglio vederla” sostenendo i loro sguardi Guisgard “e poi me ne andrò.”
“Vattene ti dico.” Con aria di sfida Porturos.
“Voglio vederla” con tono basso il cavaliere “anche solo per un momento.”
“Non cambierebbe nulla.” Mormorò Borel.
“Lo so...” annuendo Guisgard “... ma voglio vederla e non me ne andrò senza averlo fatto...”
In quel momento scese Vortex.
“Ancora tu!” Esclamò l'omone. “Vigliacco, ti avevo avvertito!” E si lanciò sul cavaliere.
Questi però evitò l'impatto scostandosi rapidamente e facendo atterrare Vortex su uno dei tavoli, che l'omone fracassò in varie parti.
“Stavolta dovrai uccidermi per mandarmi via...” fece Guisgard.
“Con piacere, cane!” Alzandosi da ciò che restava di quel tavolo Vortex.
Di nuovo l'omone caricò contro il cavaliere che, ancora dolorante per le botte prese, non riuscì stavolta a scansarsi.
Vortex lo prese per il bavero e lo sollevò, alzando poi il braccio per colpirlo.
“Puoi spaccarmi le ossa una ad una, dannato bisonte” tentando di divincolarsi Guisgard “ma solo morto me ne andrò da qui...”
“Aspetta, Vortex!” Avvicinandosi a loro Borel.
“Io lo uccido!” Gridò l'omone.
“Aspetta...” fermandolo Borel “... perchè insisti tanto?” Rivolgendosi poi a Guisgard. “Cosa credi di dimostrare? Forse pensi di poterti giustificare?”
“No...” rispose il cavaliere “... non cerco giustificazioni... ma... io… la amo... la amo e voglio vederla per l'ultima volta prima di andarmene per sempre...”
“Te ne andrai all'Altro Mondo infatti!” Scuotendolo Vortex.
“Aspetta, Vortex.” Fece Borel.
Nella stanza di Dort, intanto, Clio era ancora stretta al suo fedele compagno, in balia di inquietudini e timori.
“Perchè sei una donna, Clio.” Disse l'aristocratico. “Una donna con i suoi limiti e le sue debolezze, grazie agli dei.” La fissò sorridendole. “Gli eroi invincibili, senza paura e senza dubbi non esistono. Neanche quelli dei miti lo sono. Persino i cavalieri dei poemi e dei romanzi hanno difetti e mancanze. Non puoi pretendere di essere invulnerabile, Clio. Non puoi credere di poter reprimere le emozioni, le sensazioni e le paure. Non so perchè non l'hai colpito con la spada. Forse perchè eri assonata, o magari stanca. O forse perchè lui è stato rapido, improvviso e ti ha colto di sorpresa. O più semplicemente, può darsi, hai letto nei suoi occhi che mai ti avrebbe fatto del male. Io non ho una risposta a questo, Clio. Come non puoi avercela tu. Siamo uomini e non possiamo sapere tutto. Neanche di ciò che abbiamo dentro, in fondo all'anima ed al cuore.”
In quel momento bussarono alla porta.
Era Borel.
“Come va?” Chiese.
“Credo debba riposare un po'.” Rispose Dort, per poi accarezzare i capelli di Clio.
“Lui è qui.” Rivelò Borel. Chiede di poterla vedere. Solo un momento ha detto. Poi partirà.”
Dort allora fissò Clio.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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