Cavaliere della Tavola Rotonda
Registrazione: 04-06-2008
Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Il sentiero, che attraversava l'intera campagna, lambendo i margini estremi della foresta, si snodava tra querce secolari, robusti noci e alti e slanciati pini.
Quel paesaggio, ormai tinto dai riflessi incerti e mutevoli del crepuscolo inoltrato, appariva in tutta la sua secolare e selvaggia bellezza, nonostante un senso di enigmatica malinconia che sfiorava quelle lande dalle forme primordiali.
Un silenzio quasi irreale era calato intorno a Guisgard e a Clio mentre attraversavano quei luoghi, rotto solo dal calpestio dei loro cavalli e dal cigolare delle ruote del carretto sul pietrisco e la sterpaglia.
“Questa poi...” disse Guisgard scuotendo il capo, con gli occhi fissi davanti a loro, forse per evitare di guardare Clio che gli era accanto col suo cavallo “... forse per la prima volta in vita mia mi comporto da perfetto gentiluomo e mi devo sentire etichettare quasi come uno di quegli sciocchi damerini di corte, imbevuti di alti, poetici ma del tutto impraticabili ideali, quali la pace universale, la libertà totale e la fratellanza fra tutti gli esseri di questo mondo, animali compresi...” sorrise sarcastico “... allora dimmi tu cosa devo fare... dopotutto sei la più alta in grado fra noi. E oltretutto nobile da chissà quante generazioni.” Sbuffò. “Su, Capitano del Re, cosa devo fare per non sembrare un rude soldato che non vede l'ora di saltarti addosso, o uno sciocco a cui basta sentirsi dire no per desistere da ogni proposito e velleità di conquista?” Poi rise appena. “O magari...” aggiunse “... magari riprendere davvero quel duello interrotto... perchè no? Combattere qui, nel bel mezzo di queste lande... e con una posta in palio di tutto rispetto, nonché favorevole per entrambi... vediamo... se sarai tu a vincere io mi cercherò una bella dama da corteggiare, dai capelli biondi come il grano e gli occhi chiari come le acque di un lago... se invece vincerò io, allora...” sorrise ironico “... allora mi sceglierò io un premio... una calda e lunga notte per scogliere il rigido soldato e liberare la donna che si nasconde sotto quella corazza...” si voltò a fissarla.
L'aria era limpida e fresca, con gli occhi di Clio che sembravano attraversati da una luce vivissima, dallo scintillio intenso ed ininterrotto.
E nel vederla così, il tono divertito e scanzonato del cavaliere svanì in un attimo.
“La verità è che mi confondi...” mormorò ad un tratto “... io non ho il tuo senso dell'onore, del dovere e cose simili... o forse, più semplicemente, li ho smarriti da quando ti ho conosciuta... a volte... si, a volte vorrei tu fossi una di quelle donne di cui parli spesso... quelle che si fanno pagare per essere amate prima e dimenticate poi... quelle che ti danno tutto tranne un bacio, per rammentarti che il sesso non è amore... si, vorrei tu fossi una di quelle... una bellissima prostituta da amare tutta la notte, per poi essere pagata all'alba, quando i sogni svaniscono col chiarore del giorno... quella notte in cui dormimmo alla locanda, tu in quel letto ed io a terra, non feci altro che fissarti... lo feci per chissà quanto tempo che imparai ogni tratto del tuo viso a memoria... e guardandoti in quella veste che di sensuale aveva ben poco, beh, finii con l'immaginare ogni parte del tuo corpo... e forse per non impazzire ho cominciato a fantasticare, a ripetermi che magari ti avrei incontrata ed amata in un'altra vita... senza le barriere dell'onore, del sangue e tutto il resto... amata per quel che sei...” rise piano “... chissà cosa ci riserva il futuro... chissà cosa saremo in una prossima vita...” restò per un lungo istante in silenzio.
E ad un tratto, seguendo il corso di quel sentiero, in un piccolo spiazzo per gran parte brullo, i due videro comparire una piccola locanda sulla cui facciata strideva al lento e fresco sibilo del vento un'insegna di legno, su cui era dipinta la scritta “Grappoloduva”.
E dalla staccionata che precedeva la rustica facciata con l'ingresso, seduti ad un tavolo di pietre grezze tenute insieme da malta, stavano i loro compagni che ridevano e cantavano al tintinnare dei loro bicchieri colmi di vino.
"Ehi, eccoli, finalmente!" Nel vederli arrivare Vortex.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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