La foresta era buia e silenziosa.
Solo la nebbia sembrava conoscerne ogni angolo.
Gli alberi, assopiti nei fumi della notte, parevano incantati, come un bosco pietrificato, succube di un qualche oscuro sortilegio.
Altea vagava da sola, senza meta, con un senso di oppressione sul cuore.
Poi udì un rumore metallico e subito pensò ad una delle tante tagliole messe in giro da Gvin e dai suoi uomini.
Ma ad un tratto sentì la voce di Thomas che la chiamava.
Cominciò allora a correre.
A correre forte, mentre suo fratello gridava disperato.
E più lui gridava, più lei correva.
E correva.
Correva.
Fino a quando si svegliò.
Era stato un sogno.
Ma in quel momento si accorse che vi era qualcuno accanto al suo letto.
Una figura che si confondeva con la penombra della stanza.
“Ben svegliata, Altea...” disse Thomas “... non dirmi che hai fatto un brutto sogno? Ma ora non devi più aver paura... ci sono qui io con te adesso... ti proteggerò...” si alzò ed aprì la finestra della camera, permettendo così alla luce del giorno di entrare.
Ma Altea, guardando il suo volto orrendamente maciullato restò paralizzata per lo spavento.
“Cos'hai?” Fissandola Thomas. “Ti spaventi perchè la bestia mi ha sfigurato e ridotto in brandelli? Ma è colpa tua, sorellina... solo tua...”
Altea si svegliò di soprassalto.
Ansimava ancora per lo spavento.
Era stato tutto un sogno.
Solo un sogno, anche se molto realistico.
Era ormai quasi pomeriggio e dalla finestra si udivano le voci dei bambini che giocavano per la strada.
Ma non riusciva a togliersi dalla mente il volto sfigurato di Thomas che aveva sognato.