“Pensavo magari neanche ti fossi accorta della mia assenza alla festa...” disse sarcastico Guisgard a Clio.
I due, lasciati poi gli altri, tornarono alla locanda.
La città ora sembrava tranquilla e di Gvin e dei suoi sgherri neanche l'ombra.
Raggiunta la locanda, Guisgard chiese al locandiere di poter prendere la loro roba e poi pagare il conto del loro soggiorno.
“Allora...” conteggiando il locandiere “... il conto totale è...”
“Conti separati...” fece il cavaliere “... le camere dei miei uomini li pagherà mia moglie col denaro del fondo comune... mentre quella matrimoniale che ci avete cortesemente offerto la pagherò a parte.”
“Spero sia stata di vostro gradimento, messere.” Sorridendo il locandiere.
“Si, un vero nido d'amore.” Annuendo Guisgard, per poi voltarsi versi Clio. “Un luogo fatto apposta per ammirare le splendide sete orientali che ho comprato per mia moglie...” con un filo d'ironia.
“Ne sono lieto, messere!” Esclamò il locandiere. “Vado a prendere la vostra roba in stanza.” Disse poi l'uomo.
“No, saliamo noi, grazie.” Sorridendo Guisgard. “Voi pensate a prendere quel che si trova nelle camere dei miei uomini.”
Raggiunsero così la loro stanza e cominciarono a prendere la loro roba.
E nell'aprire uno degli armadi, il cavaliere trovò ciò che restava dell'abito indossato da lei la notte della trappola.
“L'abito...” mostrandolo a Clio “... ma tanto non ci serve più, no?” Lo lasciò cadere sul letto.
Guardò poi verso il soffitto e sbuffò.
“Al diavolo, mi sento doppiamente idiota...” scuotendo il capo “... e se ti fosse accaduto qualcosa? Se quei fanatici ti avessero ferita o appesa a quel cappio? Non è giusto...” avvicinandosi a lei “... no, non lo è... non è giusto che io ora mi senta in colpa, quando invece tu pensi a...” soffocò un impeto di rabbia.
Ma col piede toccò qualcosa che era nascosto sotto il letto.
Si chinò per vedere di cosa si trattasse.
Era avvolto in un panno.
Guisgard lo prese e lo aprì.
E con loro grande sorpresa trovarono all'interno, ancora insanguinata, la spada con cui Clio aveva trafitto la bestia.
E sul panno, inciso col sangue dell'animale, c'era scritto:
“Ciò che è stato ritornerà e ciò che è oggi non sarà più. La prossima sarai tu.”
__________________
AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
|