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Vecchio 27-05-2014, 17.16.32   #2077
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
L'avatar di Guisgard
Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Il caos.
La folla, come una bestia indomabile, si era scatenata, aizzata come una muta di cani da Gvin e dai suoi uomini.
In quella scena era rappresentata la totale negazione del nostro mondo, quello aristocratico ed esclusivo.
Quello in cui gli uomini, pur essendo uguali davanti a Dio per valore, differivano poi ai Suoi occhi per capacità ed ideali.
Aristocratico deriva dal Greco antico e significa migliore.
Uomini migliori, poiché di più avevano ricevuto in dono dal Cielo.
Un dono però che andava messo al servizio di tutti gli altri.
Anche della massa bestiale e ignorante.
Clio ed i suoi compagni in un momento si ritrovarono circondati da quegli esagitati, armati di forconi, zappe, bastoni e torce.
Era una vera e propria caccia all'uomo.
La ragazza però riuscì ad aprirsi un varco tra quella furiosa calca, raggiungendo Nestos e strappandolo così da morte certa.
E con i suoi cercò poi riparo nel palazzo del vescovo.
“Dannati...” disse Vortex respingendo i colpi della folla “... che il diavolo vi porti via tutti...”
“Diamoci una mossa” urlò Dort “o il diavolo porterà via noi...”
“Presto, manca poco all'ingresso del palazzo...” facendo strada Ertosis, subito dietro Clio e Nestos.
“Avanti...” combattendo Porturos “... ci siamo tutti? Non vedo Borel...”
“Sono qui...” rispose questi “... ma non posso correre, uno di questi dannati mi ha ferito ad una coscia... andate avanti voi, io vi raggiungo...”
“Bah...” prendendolo sulle spalle Vortex “... non hai mai avuto la stoffa dell'eroe... sei troppo petulante e filosofo...”
E così riuscirono tutti a raggiungere il Palazzo Vescovile.
Le porte furono chiuse e la folla si ammassò davanti all'ingresso, gridando vendetta.
Il vescovo allora apparve da una delle finestre.
“Vergognatevi!” Gridò. “Profanare così questo palazzo!”
“Sono quei mercenari che lo stanno profanando con la loro presenza, Vostra Grazia!” Urlò Gvin. “Come cani cercano riparo bella vostra dimora! Fate aprire il portone e verremo a prenderli!”
“Nessuno prenderà questi uomini!” Sentenziò il vescovo.
“Sono un duca, la più alta autorità dopo quella del re!” Replicò Gvin. “Esiguo dunque la loro consegna, eccellenza!”
“Vi rammento che il reame di Afravalone e tutti i suoi ducati” disse il vescovo “figurano quali feudi della Chiesa di Roma e come tali il re ed i suoi duchi sono vassalli della Santa Sede!”
Gvin masticò amaro.
“Ora voglio che ognuno ritorni nella propria casa!” Continuò il vescovo. “La bestia è il nostro nemico e non questi uomini!”
“Ci hanno ingannato!” Con rabbia Gvin, sostenuto dalla folla. “Noi rispetteremo il vostro palazzo, eccellenza, ma quando usciranno ci faremo giustizia!”
Ad un tratto giunsero Altea e i due cavalieri che erano con lei.
“Milady...” rivolgendosi a lei Gvin “... io ed i miei uomini abbiamo riempito la foresta di tagliole proprio per catturare la bestia! Non è colpa nostra se gli sciocchi vi si avventurano e poi finiscono dentro quelle trappole! La foresta non è un luogo per gite! Ora più che mai! E vi rammento che vostro fratello è sparito proprio a causa vostra, che siete fuggita in quel luogo senza una ragione!”
In quel momento uno dei presenti trovò in una grossa botte Mime.
Il rigattiere si era nascosto lì per scampare alla furia della folla.
Allora lo presero e lo portarono all'albero dove poco prima stava per essere impiccato Nestos.
Gli misero il cappio al collo e poi lo lasciarono penzolare come un volgare criminale.
Ma tra le loro risate si udì un sibilo e poi la corda al collo di Mime si spezzò, facendolo ruzzolare a terra.
“Grazie mio Dio...” ansimando il rigattiere “... ancora un momento e addio al mio osso del collo...”
Tutti allora si voltarono stupiti e videro Guisgard con ancora il suo arco in mano.
“Gvin...” gridò il cavaliere “... assali i miei uomini in mia assenza! Ora te la vedrai con me, se avrai il coraggio di batterti da uomo a uomo!”
“Un duca contro un volgare assassino?” Con disprezzo Gvin. “Ti farò infilzare invece dai miei uomini! Voi mercenari ci avete ingannato col solo scopo di avere la spada! Il corpo che avete portato in città non apparteneva alla bestia, poiché essa ha colpito ancora stanotte!”
Ma in quel momento uno dei funzionari vescovili arrivò in piazza agitato.
“La carcassa...” fuori di sé “... è sparita...”
“Come sarebbe a dire?” Fissandolo Gvin.
“Non c'è più...” scuotendo il capo l'uomo “... è... svanita nel nulla...”
Tutti restarono increduli.
“E' risorta!” All'improvviso una voce. “La bestia è risorta e stanotte ha colpito ancora!” Era la sacerdotessa pagana incontrata in precedenza a Solpacus. “E' immortale e punirà i colpevoli!”
La folla cominciò così a calmarsi, nonostante la paura ora prendesse in essa il posto della rabbia.
Ci fu un nuovo appello del vescovo e finalmente la situazione si calmò definitivamente, con ognuno diretto a casa propria.
Guisgard e Astus allora corsero a soccherrere Mime.
"Tutto bene, amico mio?" Gli chiese il cavaliere.
"Si, messere..." tossendo il rigattiere "... che Dio vi benedica... e benedica la vostra mira..."
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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