Altea aiutò Destrus ad alzarsi da terra.
“Sto bene, solo qualche livido per la caduta...” disse alla dama “... grazie, milady...”
Rodolfo scese da cavallo e controllò il destriero di suo nipote che continuava a nitrire per il dolore.
Il cavaliere allora aprì la tenaglia, liberando così il povero animale.
Controllò poi la ferita e senza battere ciglio estrasse il suo coltello.
E con un colpo netto uccise il cavallo.
“Perchè, zio?” Stupito Destrus.
“Non c'era nulla da fare.” Mormorò Rodolfo. “Era spacciato. Tenerlo ancora in vita non avrebbe fatto altro che causargli sofferenza.”
“Povero cavallo...” fece Destrus.
“A quanto pare, da ciò che ha detto lady Altea, quel Gvin ha riempito la foresta di tagliole...” disse Rodolfo “... probabilmente perchè sperava di farci finire dentro la bestia... ma a quanto pare i mercenari sono stati più abili di lui...”
Ma ad un tratto il cavaliere scattò, estraendo lesto la spada.
“Cosa c'è, zio?” Fissandolo Destrus.
Ma lo zio gli fece cenno di tacere.
Si udì allora un rumore fra i cespugli.
“C'è qualcosa...” mormorò Destus estraendo anch'egli la spada “... là, tra i cespugli...”
“Già...” annuendo Rodolfo, per poi puntare la spada contro quelle foglie.
E lo stesso fece Destrus, pronto a colpire.
“Chi è là?” Urlò Rodolfo. “Mostratevi o verremo a prendervi noi con le armi!”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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