A quelle parole di Clio, quelle incise sulla pietra, il pastore restò quasi spiazzato, impressionato.
Non proferì però nulla.
Li accompagnò alla porta e i tre finti mercenari, montati in sella ai loro cavalli, si allontanarono.
“Sono brava gente...” disse Roxanne a suo zio “... anche se sono mercenari, io li trovo simpatici... lui poi stravede per lei... deve essere una donna molto forte, fuori dal comune... vero, zio?”
“Forse...” mormorò Enar, fissando dalla finestra le loro figure che svanivano nella foresta.
“Hai notato” Guisgard a Clio “la sua reazione a ciò che hai detto? Era una parte dell'iscrizione, vero? Ne rammento qualcuna di quelle parole... ma chissà cosa celava quella reazione...”
“Che puzza infernale!” Esclamò Mime.
“Già...” portandosi il fazzoletto alla bocca il cavaliere “... il pastore ha detto che è comune da queste parti, ma sinceramente a me sembra che stiano dando fuoco ad un'intera mandria o a qualche gregge... anche tu credi che sia normale qui intorno?” Chiese al rigattiere.
“Affatto!” Tossendo questi. “Frequento queste lande da sempre praticamente e non ho mai sentito un simile fetore!”
“Allora direi di seguirlo.” Fissando Clio il cavaliere. “Seguiamo questo lezzo malsano.”
Così, i tre galopparono seguendo quell'insopportabile puzza.
Era ormai buio, ma Clio riconobbe la via che stavano percorrendo.
Era infatti la stessa che aveva fatto con Dort.
E infatti, dopo un po', si ritrovarono nella radura dove sorgeva la misteriosa pietra incisa in antico longobardo.
“Il tanfo viene da qui...” guardandosi intorno Guisgard “... laggiù, guardate!” Indicò. “Tra quelle pietre c'è del fumo!”
Raggiunsero le pietre e spostandone alcune trovarono un ammasso di carne putrida quasi del tutto carbonizzato.
Come se fosse appartenuta ad un animale dalle dimensioni straordinarie.
Le stesse, più o meno, della bestia affrontata la notte scorsa.
Lo spettacolo era stomachevole, così come l'odore che emanava.
E Mime finì subito per dare di stomaco.