Roxanne sorrise a Clio.
“Non mi tediate affatto...” disse la giovane “... anzi, vi comprendo appieno... si, davvero... vi capisco quando dite di sentirvi diversa dalle altre, di temere il giudizio di chi vi sta intorno...” sospirò “... anche per me è così... mia zia era una donna, come dire... diversa, particolare... amava la natura e credeva che l'uomo, per essere felice, dovesse vivere in simbiosi con qualsiasi altro essere vivente, compresi animali e piante... ma poi... poi proprio il giudizio degli altri, di quelli che non comprendono, non condividono e dunque condannano finì per colpire mia zia...” sorrise appena “... queste cose me le racconta spesso mio zio, anche se non vuole che io ne resti influenzata... per questo viviamo qui, per essere lontani dall'ignoranza altrui... mio zio è l'uomo più buono del mondo...”
Intanto fuori la casa, Guisgard aveva visto Enar ritornare.
“Chi siete voi?” Chiese il pastore.
“Sono qui con mia moglie” rispose il cavaliere “per acquistare un po' del vostro latte di pecora.”
“A quest'ora?”
“Perdonate” sarcastico il finto mercenario “ma non pensavo che vi fosse un'ora opportuna anche per comprare del latte.”
“Non ne ho più.” Disse Enar. “Dovrete attendere domattina.”
“Non posso.” Fece Guisgard. “E' per mia moglie. E' in dolce attesa e ha espresso il desiderio di un dolce fatto proprio con del latte di pecora. Vi pagherò qualsiasi cifra per averne un po'.” Scosse il capo. “Ma voi non sentite questo tanfo pestilenziale? Io quasi non riesco a respirare!”
“Si vede che non siete abituato alla vita da queste parti...” sorridendo il pastore “... infatti i contadini sono soliti ardere erbacce e sterpaglie per pulire i campi e in certi casi non si accorgono di qualche carcassa animale talvolta nascosta fra l'erba... venite, entriamo in casa...”
Entrarono e Guisgard presentò la sua finta moglie al pastore.
“Salute a voi, signora.” Enar a Clio. “Ora vi darò un po' del latte che avevo messo da parte per la cena... datemi solo un momento...”
“Non vogliamo incomodarvi a tal punto.” Mormorò il cavaliere. “E' per la vostra cena, lasciate perdere.”
“Ne abbiamo abbastanza.” Fissandolo il pastore. “Non temete. Ne metto sempre un po' di più da parte.” E riempì una bottiglia con una parte di quel latte.
“Quanto vi devo?” Domandò Guisgard.
“Nulla.” Rispose il pastore. “Immagino siate giunti anche voi in città per la belva, vero?”
“In verità non proprio...” guardandolo Guisgard “... siamo qui di passaggio, ma poi questa caccia ci ha incuriositi e allora...”
“Allora” interrompendolo Enar “questo vi chiedo... uccidete quell'animale e liberateci da questo flagello.” Fissando Guisgard e Clio.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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