Altea attendeva davanti a quella porta, quando finalmente qualcuno venne ad aprirla.
“Ah, salute a voi, milady...” disse Guisgard, facendole poi cenno di entrare “... prego, accomodatevi pure...”
Aveva il braccio fasciato e tornò a sedersi sul suo letto.
Nella stanza vi era un uomo, seduto su una cassapanca posta proprio davanti al letto.
“Su, riprendiamo la partita.” Mormorò Vortex. “Voglio i miei soldi.”
“Permettete, milady...” fece Guisgard prendendo in mano i dadi e cominciando ad agitarli “... ma mi aspetta un tiro molto importante...”
“Io ho fatto due, dunque tu devi tirar fuori almeno un tre, amico!” Esclamò Vortex.
“Devo farlo...” agitando sempre i dadi Guisgard “... devo riuscirci...”
“Avanti, campione!” Ridendo Vortex.
Il cavaliere lanciò allora i dadi, che rotolarono sul tappetto ai piedi del letto.
“Quattro e due sei!” Esultò Vortex. “Sei fuori! Ho vinto anche questo giro!” E si abbandonò ad una sonora e grassa risata.
“Accidenti!” Imprecò Guisgard. “Hai una fortuna sfacciata!”
“Già, deve essere la mia giornata!” Racimolando le monete del piatto Vortex. “Cosa vuoi che ti dica? Stanotte è la tua notte, fratello!” Cominciò a canticchiare. “La tua notte fratello! Oh, si!” Rise di nuovo.
Guisgard scosse la testa.
“Dai, non prendertela!” Disse Vortex. “Come si dice... sfortunato al gioco, fortunato in amore!” Si voltò verso Altea. “Dico bene, bellezza?”
“Si, certo...” farfugliò il cavaliere, per poi avvicinarsi alla finestra “... come no...” guardò poi Altea “... a cosa dobbiamo questa vostra visita, milady?” Chiese alla dama. “Ah, io vi devo ancora il velo... quello con cui mi fasciaste il braccio ferito nella foresta.”