Ormai tutto era stato preparato. I ragazzi si erano impegnati duramente per costruire la trappola, e pregai che funzionasse.
Salutai i miei uomini, ad uno ad uno, raccomandando loro prudenza.
Poi Guigard mi si avvicinò e mi lasciai guidare sullo sperone roccioso.
"Piccola.." risi, scuotendo la testa.
Ma i suoi occhi erano seri, e i miei lo diventarono immediatamente.
"Beh, di solito riusciamo a spuntarla quando siamo insieme, no?" sorrisi.
Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
“Io non ti toglierò gli occhi di dosso” fissando la ragazza il cavaliere “e non permetterò che si avvicini a te più del necessario... tu però non fare nulla di imprudente, chiaro? So che sei abile e coraggiosa e non devi dimostrare nulla a nessuno... non sappiamo con cosa abbiamo a che fare, né se sia davvero un animale, dunque qualsiasi cosa accada tu sii prudente...” i suoi occhi erano in quelli di lei.
E restò così, per qualche altro istante, a fissarla. Ma poi, con un gesto improvviso, la baciò.
Un bacio lungo, caldo, intenso, appassionato.
“Non accadrà nulla di male a nessuno...” sospirò, staccando appena le sue labbra da quelle di lei “... te lo prometto...”.
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Restai in silenzio, come se la voce mi avesse abbandonato.
Solo a quella maledetta bestia!
Annuii accennando un sorriso e lo guardai andare via.
Erano molto più che rare le occasioni in cui restavo senza parole.
Ma quel bacio.. così intenso, passionale, pareva quasi.. vero.
Non me l'aspettavo.. no, decisamente.
Eravamo solo noi, non c'era motivo..
Lo seguii per un momento con lo sguardo.
Per un istante, gli occhi di Dort incrociarono i miei, gli feci l'occhiolino e sorrisi, voltandomi poi verso la vegetazione spettrale.
La caccia aveva inizio.
Presi posizione sullo spuntone roccioso, con il cestino accanto a me.
Dort aveva ragione, ancora qualche ora e avrebbe inviato ad albeggiare.
Non potevamo limitarci ad aspettare.
Così, nel silenzio della notte, iniziai a cantare piano, dolcemente, mentre la mia voce si spargeva tutt'intorno.
Cantai una canzone triste e malinconica, che ben si fondeva con l'atmosfera di morte che aleggiava sempre nella foresta.
Parlava di un ragazzo, colpito a morte durante una battaglia, che prega il suo amico di riportare alla sua sposa il pegno d'amore che lei gli aveva donato, perché sapesse che l'aveva amata fino all'ultimo respiro e soprattutto perché non cadesse in mano nemica.
L'ultima strofa descriveva la scena in cui l'amico bussa alla porta della donna, per consegnarle quel pegno d'amore.
Riusciva a strappare una lacrima anche agli ormoni grandi e grossi come Vortex o Scotir.
Ed era molto più adatta che non le canzoni di soldati allegre e goliardiche che cantavamo più volentieri, magari davanti ad un boccale colmo di vino.
I miei occhi perlustravano la foresta intorno a noi, alla ricerca del minimo movimento.
Avanti... vieni fuori... vienimi a prendere maledetta....