A quelle parole di Altea, sia il locandiere che l'uomo restarono basiti.
Anche molti dei presenti apparvero turbati, lanciando occhiate di sospetto verso la bella avventuriera.
“Ehi, voi...” disse l'uomo alla dama “... ma cosa andate blaterando? Siete forse impazzita? Dite un po', volete forse infangare il nome di noi cittadini di Solpacus?”
“Forse questa donna merita una lezione...” alzandosi dal suo tavolo un altro dei presenti “... viene qui, accusa il vecchio Older e poi lancia sospetti su di noi... si, una bella lezione le farà subito chinare la testa...”
“Sarà meglio andar via, milady...” mormorò Posteg visibilmente preoccupato.
“Sta zitto tu.” Intimò quel tipo a Posteg. “Sei solo un povero scemo e ti insegnerò io che devi smetterla di raccontare in giro i tuoi stupidi sogni.”
Intanto, a qualche tavolo di distanza, Guisgard e Astus, che erano rimasti là in attesa del ritorno di Clio e degli altri, osservavano quella scena.
“Se quel tipo” disse all'improvviso il cavaliere “è davvero scemo come dite, beh, non vi fa certo onore minacciare lui e quella donna, non credete?”
“Ti cosa vi impicciate voi?” Voltandosi il tipo verso Guisgard.
“Era una semplice constatazione la mia.” Sorridendo il cavaliere.
“Tenetele per voi allora.” Replicò l'uomo. “Altrimenti potrei mostrarvi le mie di considerazioni... magari sulla vostra bella faccia da damerino.”
“La mia faccia?” Ripetè Guisgard.
“Si...” annuì il tipo “... perchè non mi va granché a genio.”
“Lasciate perdere la mia faccia...” fissandolo sarcastico il cavaliere “... ci sono loto affezionato, sapete? E non mi piace quando qualcuno vuol maltrattarmela.”
“Ah, si?” Incrociando le braccia l'altro.
“Si.” Annuendo Guisgard.
“Ah, si?” Ancora il tipo.
“Si, si, andate al diavolo.” Ironico il cavaliere.
“Ora basta.” Intervenne il locandiere. “Non voglio baruffe qui dentro.” Guardò poi Altea. “E voi siete pregata di terminare di bere quanto avete ordinato, di pagare e di uscire dalla mia locanda.”
Ma proprio in quel momento qualcuno entrò nella locanda e Altea subito lo riconobbe: era uno dei domestici del vescovo.
“Milady...” avvicinandosi al tavolo della dama “... grazie al Cielo vi ho trovata finalmente. Vi stiamo cercando da ore. Dovete tornare subito al palazzo di Sua Grazia, poiché egli è molto in pena per voi. Vostro fratello ed il duca Gvin sono usciti ore fa per cercarvi e ancora non sono ritornati. Vi supplico, venite via con me.” Guardando Altea.